Eolie: intervista ai lavoratori stagionali marittimi in protesta

Eolie: intervista ai lavoratori stagionali marittimi in protesta

Stanotte, il Comitato lavoratori marittimi stagionali Isole Eolie, ha abbandonato i libretti di navigazione al cancello del Comune di Lipari in segno di protesta. «Noi marittimi stagionali delle Isole Eolie siamo rimasti fuori dal bonus previsto dal decreto Cura Italia» – dicono. Chiedono che nei prossimi provvedimenti normativi vengano garantite loro adeguate misure di sostegno economico.

Il Comitato nasce dopo l’uscita del primo decreto, il 17 marzo, con cui il Governo ha introdotto il bonus di 600 euro. Tra gli esclusi dal predetto beneficio, vi sono tutti coloro che operano nella sola stagione turistica.

Abbiamo intervistato Giacomo Bartolo Beninati, uno dei tre portavoce del Comitato insieme a Davide Casamento ed Emiliano La Greca.

 

Come nasce il comitato?

Il comitato nasce per farci ascoltare, con l’obiettivo di ricevere sostegno dalla Regione Siciliana e dallo Stato Italiano. Siamo circa una trentina, tra lavoratori e lavoratrici, delle Isole Eolie, ma anche di Milazzo e Trapani, che lavorano nel settore privato delle mini-crociere nell’arcipelago delle Eolie. Ogni anno – chi per sei mesi, chi per quattro – abbiamo la stagione assicurata. Quella 2020 è ormai compromessa a causa della pandemia globale e per noi e le nostre famiglie il futuro è incerto. Da circa cinque mesi siamo a reddito zero e non possiamo beneficiare di nessun aiuto.

Spiegaci meglio qual è la situazione che state vivendo

Nell’Arcipelago delle Isole Eolie e nel limitrofo comprensorio Milazzo – Basso Tirreno, oltre i gravi rischi per la salute, si aggiungono gli effetti negativi sul sistema economico e produttivo. L’economia della zona è in gran parte costituita da piccole imprese a gestione familiare, chiuse a causa della pandemia. Negli anni, a causa delle pressanti direttive europee, sono cessate la maggioranza delle attività di piccola pesca costiera, riconvertite poi in ambito turistico. Di conseguenza, centinaia di lavoratori, soprattutto under 50, prima dediti alla pesca, hanno acquisito una solida formazione nel settore nautico, investendo ingenti risorse nell’armamento delle imbarcazioni.

Il blocco imposto a causa della pandemia ha indotto la chiusura di tutti gli esercizi; il settore turistico stagionale è destinato a subire i maggiori effetti negativi. Ciò ha creato un clima generale di sconforto e sfiducia. Ancora oggi non si comprendono quali siano le prospettive e i tempi di ripresa, soprattutto delle attività prima dette. Inoltre, la stragrande maggioranza dei lavoratori, dal mese di dicembre, non percepisce alcunché, avendo usufruito dell’indennità di disoccupazione NASPI (molti a fronte di un periodo di lavoro pari a circa 3 mesi, hanno percepito la NASPI soltanto 1 mese e 15 giorni). Centinaia di famiglie monoreddito, ma non tutte, hanno trovato sostegno nel solo bonus regionale distribuito dai Comuni che comunque non basta a sopperire alle spese di affitto, bollette o mutuo, spesa.

Cosa chiedete?

Chiediamo che nei prossimi provvedimenti normativi si estenda il bonus previsto dal d.l. Cura Italia dell’importo di 600 euro a tutti i lavoratori esclusi. Inoltre, che venga previsto l’accesso a strumenti quali la C.I.G. in deroga e/o il prolungamento del periodo di disoccupazione. Vogliamo che vengano garantite agevolazioni e sgravi fiscali, anche in considerazione della specificità del nostro territorio, fortemente colpito da questo lockdown.

Stanotte avete messo in atto una protesta, qual era il vostro obiettivo?

Ormai sappiamo che per questa stagione non lavoreremo. I datori di lavoro hanno chiuso e armeggiato tutte le imbarcazioni. Il nostro futuro è incerto. Abbiamo quindi, in segno di protesta, abbandonato i nostri libretti di navigazione. Anche perché molti di noi il prossimo anno, come ogni 5 anni, dovranno rinnovare tutti i corsi di navigazione, a nostre spese. Se continua così non sapremo neanche se riusciremo a farlo. Questo significa che a rischio c’è anche il nostro lavoro perché senza questi corsi non potremo più esercitare.

Ci teniamo a precisare che non è una protesta diretta al sindaco, ma ci siamo recati al palazzo comunale perché rappresenta la casa dei cittadini. Vogliamo una risposta dalla Regione e dallo Stato Italiano. Così non possiamo andare avanti, a rischio c’è la salute e il benessere delle nostre famiglie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *