Gangi: i festeggiamenti della Pentecoste e “A cursa di li Santi”
Sono questi i giorni in cui a Gangi, un bellissimo borgo di 6500 abitanti dell’entroterra siciliano, si festeggia, in maniera del tutto singolare, la Pentecoste.
A Gangi, da quattrocento anni si rinnova un culto plurisecolare che manifesta la profonda devozione di un popolo, quello madonita, verso lo Spirito Santo.
Una festa briosa che scaturisce dalla vivacità del popolo gangitano. Tutta la cittadina è coinvolta: le chiese decorate con gli stendardi delle confraternite, le tribunedde addobbate nelle strade e nei vicoli, perfino le abitazioni.
La festa e A cursa di li Santi
Il clou della festa più sentita e partecipata dai cittadini di Gangi è la processione, che solitamente si svolge nel pomeriggio del lunedì. Un serpente umano si muove dalla chiesa Madre, posta nella parte alta dell’abitato, per raggiungere le pendici del Monte Marone, dove si trova il Santuario dedicato allo Spirito Santo.
Nel suo muoversi lento, il corteo sacro si mostra nella sua unicità, caratterizzata per il numero di simulacri trasportati a spalla dai fedeli. Quaranta statue, vere e proprie opere d’arte, raffiguranti i principali Santi, frutto della preziosa manifattura di artisti siciliani. Opere in legno intagliate e scolpite, molte delle quali realizzate dallo scultore Filippo Quattrocchi (1734-1818).
Raggiunto il sacrato del Santuario, si dà il via alla suggestiva Cursa e i miracula di santi. Tra colpi di cannone e tamburinari, i fedeli, con il peso dei pesanti simulacri sulle spalle, iniziano con una corsa, un veloce andirivieni nello spiazzale del Santuario (per tre volte) inneggiando allo Spirito Santo. Uno spettacolo unico per la fatica dei portatori, per il numero dei simulacri e per il rituale in sé.
La corsa dei Santi prevede anche la partecipazione dei cittadini che pronunciano con gioia la frase: «E gridamu tutti viva San (seguito dal nome del Santo portato a spalla) e lu Spirdu Santu, e la Misericordia di Dia».
A definire l’ordine delle statue nella processione è l’anzianità delle confraternite: aprifila la più giovane e chiudifila quella più anziana, del Santissimo Salvatore.
Al termine, i Santi vengono condotti dentro il Santuario e fatti chinare verso lo Spirito Santo. Particolare è la risalita di San Cataldo – patrono del paese – che viene riportato a spalla nella sua chiesa.
Un rito antichissimo
Le corse simboleggiano la prontezza nell’ubbidire e lo slancio del Santo nei confronti dello Spirito Santo.
In realtà, si tratta di una cristianizzazione di riti più antichi. Le corse, infatti, sono figlie di riti agrari pre-cristiani collegati all’invocazione della fertilità della terra. L’andare avanti e indietro richiama il lento lavoro del contadino con l’aratro. Il gridare dei portatori, la corsa stessa ripetuta, i nastri appesi ad alcune statue riportano a concezioni antiche della nostra civiltà contadina.
La tradizione ai tempi del Coronavirus
Quest’anno, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus, la processione non si farà, ma Gangi non rinuncia alla Festa dello Spirito Santo attraverso la celebrazione di messe durante tutto l’arco della giornata.