Giù le mani dei privati dalla nostra terra!
Ogni estate, puntuali si verificano in Sicilia due fenomeni di grande rilevanza: l’emergenza rifiuti e l’emergenza incendi.
Diversi ma con radici comuni, che si nutrono di quel compost velenoso costituito dal rapporto tra imprese private e gestione emergenziale della cosa pubblica. Proviamo a dire la nostra, tentando di andare oltre le versioni semplicistiche e mistificatorie che la politica prova a venderci su questi temi.
I capri espiatori
Nell’ultimo mese le fiamme hanno interessato tutte le province dell’isola. Spesso gli incendi hanno coinvolto più comuni contemporaneamente, devastando importanti fette del territorio e contribuendo alla sempre più veloce desertificazione della Sicilia. Il fenomeno per la sua vastità non può essere ovviamente riconducibile a una sola causa. E così i media al servizio dei partiti ci propongono una vasta gamma di colpevoli: il caldo, i piromani, le guardie forestali, i pastori, gli agricoltori o, come ha recentemente ricordato il Presidente della Regione Musumeci, i cittadini che non si danno da fare per attuare le corrette misure di prevenzione.
L’emergenza rifiuti, invece, trova spazio in tutte le stagioni. È d’estate, però, che le città principali dell’isola si ritrovano per settimane coi marciapiedi stracolmi di svariate tonnellate di sacchi dell’immondizia. Quest’anno la saturazione delle principali discariche siciliane ha aggravato ancor di più la situazione, soprattutto nel palermitano, dove la gestione della Rap registra tassi di differenziata sotto il 20% e una pessima gestione logistica dei rifiuti. Anche in questo caso, la ricerca dei colpevoli conduce ai cittadini incivili o agli operatori che non svolgono il loro mestiere a dovere.
A chi conviene vivere in emergenza?
Quando si tratta di fenomeni di questo genere – che mettono a rischio l’incolumità delle persone e la salute di interi territori – chi governa necessita infatti di trovare un capro espiatorio. Ma le vere colpe risiedono da tutt’altra parte. Vanno ricercate ad esempio nel grumo di interessi di chi sugli incendi, come sui rifiuti, riesce da tempo a lucrarci. Se la Sicilia brucia ed è sommersa di spazzatura è un grave errore puntare il dito contro le ultime ruote del carro, occorre puntarlo sul carro, quello delle imprese private che hanno le mani in pasta in questi affari e sul personale politico che con l’emergenza ne garantisce la fattibilità.
Quali interessi dietro gli incendi?
Facciamo qualche esempio. Da tempo ci si chiede perché la Regione Siciliana non spenda più soldi per la prevenzione degli incendi, così da risolvere il problema alla radice, ma intervenga solo a devastazione compiuta. È quando i roghi partono che si dispiegano polizia, vigili del fuoco, guardie forestali; ma anche membri della protezione civile, elicotteri, Canadair, imprese private competenti nel campo dello spegnimento incendi. Il caso dei Canadair è quello che ha sempre fatto più discutere: la Regione ne possiede meno di una decina, essendo così costretta a far intervenire i privati pagando cifre da capogiro.
Più recentemente, l’attenzione si è rivolta anche verso un nuovo business: quello del fotovoltaico, che necessita della disponibilità di ampie piane di terreni per essere attuato. Restano tutte ipotesi, ma ciò che appare evidente è che da questa fase emergenziale, per alcuni, dipendono forti ritorni economici.
Meno discusso è invece il rapporto tra la produzione di biomasse e gli incendi boschivi. Per legge, dopo ogni incendio, si devono bonificare le aree colpite e così vengono abbattuti molti alberi (specialmente conifere) anche se hanno una semplice bruciatura. Tutto questo materiale viene poi immesso nel ciclo produttivo di biomasse. In Sicilia, a Dittaino, c’è una società per la produzione di biomasse che già in passato (2017) aveva firmato un contratto con la Regione per deforestare 10 mila ettari di aree boschive. Gli alberi appena appena anneriti finiscono in questa centrale. La società di Dittaino si chiama SPER Spa ed è controllata da una società italo-tedesca RWE col 70% del pacchetto azionario.
E dietro l’emergenza rifuti?
Per quanto riguarda i rifiuti basta partire da un dato: le discariche siciliane si trovano in mano ai privati, costringendo da anni il ciclo dei rifiuti a essere ancorato ai loro interessi. Dopo la chiusura di Bellolampo, ormai satura dal 2019, i rifiuti dei comuni del palermitano hanno iniziato a vagare per la Sicilia (e, talvolta, anche per l’Italia), consentendo affari d’oro ai proprietari dei siti di Motta Sant’Anastasia, Lentini, Siculiana e via dicendo.
L’unica soluzione individuata dal governo regionale sarebbe la costruzione di due inceneritori, la cui gestione andrebbe nelle stesse mani di chi sui rifiuti ha sempre mangiato. C’è poi il caso di Palermo dove il Comune, a causa della fallimentare gestione della Rap (la sua partecipata dei rifiuti), ha chiamato i privati a portargli uomini, mezzi e servizi, spendendo cifre da capogiro. Pare addirittura che l’azienda – senza direttore generale da quando si è dimesso Li Causi – abbia messo da parte circa 200 mila euro per appaltare la raccolta straordinaria ai privati.
Bruceranno tutti i nostri territori e saranno insozzati e inquinati fino a quando saranno preda di affaristi e compari governanti. Liberare i nostri territori dalla loro presenza è la posta in gioco nella battaglia tra morte e sopravvivenza.