Governo Draghi: #altoprofilo
I 23 Ministri scelti dall’ex capo della BCE hanno letto la formula di rito e firmato davanti al Premier incaricato e al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dopo la fiducia in Parlamento – ma anche questo sarà un passaggio di rito – il governo sarà operativo.
La squadra di governo
La squadra di governo è così composta: figure non legate ai partiti e tecnici alla Giustizia, all’Economia, all’Interno, alla Transizione Ecologica, alle Infrastrutture, all’Istruzione, all’Università e all’Innovazione Tecnologica; al Movimento 5 Stelle vanno gli Esteri con la riconferma di Di Maio, l’Agricoltura, i Rapporti con il Parlamento e le Politiche Giovanili; al Partito Democratico la Difesa, la Cultura e il Lavoro; a Forza Italia la Pubblica Amministrazione, gli Affari Regionali e il Sud; alla Lega lo Sviluppo Economico, le Politiche per la Disabilità e il Turismo; a Leu e Italia Viva rispettivamente Salute e Pari Opportunità.
Ritorno al passato
A giudicare dai nomi, soprattutto di alcuni, dall’annuncio dell’alto profilo a ora qualcosa deve essere andato storto.
Da Draghi – «colui che ha salvato l’Europa e l’euro», l’uomo che tutti rispettano e che incute timore, il super capitalista difensore degli interessi delle banche – ci aspettavamo figure all’altezza della sua fama. E invece, chi si aspetta grande nomi e volti nuovi sarà sicuramente rimasto deluso. L’elenco pare infatti un’accozzaglia della peggiore partitocrazia italiana degli ultimi trent’anni.
Certo, i tecnici, quelli duri, li ha messi nei ministeri chiave. Ma con il ritorno di Ministri di Forza Italia come Brunetta, Gelmini e Carfagna sembra di essere tornati al 2008, a quel governo Berlusconi che portò alla crisi economica di cui paghiamo ancora oggi gli effetti.
Il solito governo nordista
Per chiudere, non possiamo evitare di commentare l’assegnazione a Giancarlo Giorgetti della Lega Nord di uno dei Ministeri più importanti: quello dello Sviluppo Economico. Nessuna meraviglia ovviamente. Ma se qualcuno avesse mai avuto dubbi, questa nomina è l’ultima conferma: la ripartenza economica sarà per il Nord, stavolta guidata direttamente da un nordista della Lega.
A ciò si aggiunge la totale assenza di ministri siciliani e sardi. E se prima c’era qualcuno che faceva finta di rappresentare i nostri interessi, adesso non ci sono neanche le comparse. Segno del fatto che questo governo non ha bisogno del consenso dei siciliani e neanche dei suoi rappresentanti politici.