Guerra, EZLN: «né l’uno né l’altro stato, ma coloro che lottano per la vita contro il sistema»

Guerra, EZLN: «né l’uno né l’altro stato, ma coloro che lottano per la vita contro il sistema»
Riportiamo il comunicato della Sesta Commissione Zapatista sulla guerra in Ucraina

 

Non ci sarà paesaggio dopo la battaglia

Compañeros y hermanos,

esprimiamo il nostro pensiero e parole su quanto sta accadendo attualmente nella geografia che chiamano Europa:

PRIMO. C’è un aggressore, l’esercito russo. Ci sono interessi dei grandi capitali in gioco, da entrambe le parti. Coloro che ora patiscono i deliri di alcuni ed i subdoli calcoli economici di altri, sono i popoli di Russia e Ucraina (e, forse presto, quelli di altre geografie vicine o lontane). Da zapatisti quali siamo, non sosteniamo l’uno o l’altro Stato, ma piuttosto coloro che lottano per la vita contro il sistema.

Durante l’invasione multinazionale dell’Iraq (quasi 19 anni fa) guidata dall’esercito americano, ci furono mobilitazioni in tutto il mondo contro quella guerra. Nessuno sano di mente allora pensava che opporsi all’invasione fosse mettersi dalla parte di Saddam Hussein. Ora è una situazione simile, anche se non la stessa. Né Zelensky né Putin. Fermate la guerra.

SECONDO. Diversi governi si sono allineati da una parte o dall’altra, facendolo su calcoli economici. Non vi è alcun valore umanistico in loro. Per questi governi e i loro “ideologi” ci sono interventi-invasioni-distruzioni buone e ce ne sono di cattive. Le buone sono quelle portate avanti dai loro affini, e le cattive sono quelle perpetrate dai loro opposti. Il plauso all’argomento criminale di Putin per giustificare l’invasione militare dell’Ucraina, si trasformerà in lamento quando, con le stesse parole, si giustificherà l’invasione di altri popoli i cui processi non sono di gradimento al grande capitale.

Invaderanno altre geografie per salvarli dalla “tirannia neonazista” o per porre fine ai “narco-stati” vicini. Ripeteranno quindi le stesse parole di Putin: “dobbiamo denazificare” (o il suo equivalente) ed abbonderanno di “ragionamenti” di “pericoli per i propri paesi”. E poi, come ci dicono le nostre compagne in Russia: «le bombe russe, i razzi, le pallottole volano verso gli ucraini senza chiedere le loro opinioni politiche e la lingua che parlano», ma cambierà la “nazionalità” delle une e delle altre.

TERZO. I grandi capitali e i loro governi “occidentali” sono rimasti in poltrona a contemplare – e persino incoraggiare – la situazione che si stava deteriorando. Poi, una volta iniziata l’invasione, hanno aspettato di vedere se l’Ucraina avrebbe resistito, calcolando ciò che si poteva trarre da un risultato o dall’altro. Poiché l’Ucraina resiste, si cominciano ad emettere fatture per “aiuti” che verranno riscosse in seguito. Putin non è l’unico ad essere sorpreso dalla resistenza ucraina.

I vincitori di questa guerra sono le grandi industrie degli armamenti e i grandi capitali che vedono l’opportunità di conquistare, distruggere/ricostruire territori, ovvero, creare nuovi mercati di merci e di consumatori, di persone.

QUARTO. Invece di rivolgerci a quello che diffondono i media e i social network delle rispettive parti – che entrambe presentano come “notizie” – o alle “analisi” nell’improvvisa proliferazione di esperti di geopolitica e nostalgici del Patto di Varsavia e della NATO, abbiamo cercato e chiesto a coloro che, come noi, sono impegnati nella lotta per la vita in Ucraina e in Russia.

Dopo diversi tentativi la Commissione Sexta Zapatista è riuscita a mettersi in contatto con i nostri parenti di resistenza e ribellione nelle geografie che chiamano Russia e Ucraina.

QUINTO. In breve, questi nostri parenti, sono decisi: in resistenza quelli che sono nel Donbass, in Ucraina; e in ribellione coloro che percorrono e lavorano per le strade e i campi della Russia. In Russia ci sono arrestati e pestati per aver protestato contro la guerra. In Ucraina ci sono assassinati dall’esercito russo.

Li unisce tra loro, e loro con noi, non solo il NO alla guerra, ma anche il rifiuto di “allinearsi” con i governi che opprimono la loro gente.

In mezzo alla confusione e al caos da entrambe le parti, le loro convinzioni restano salde: la loro lotta per la libertà, il loro ripudio dei confini e dei loro Stati Nazione e le rispettive oppressioni che cambiano solo bandiera. Il nostro dovere è sostenerli al meglio delle nostre possibilità. Una parola, un’immagine, una melodia, una danza, un pugno alzato, un abbraccio – anche da geografie lontane – sono un sostegno che animerà i loro cuori.

Resistere è persistere ed è prevalere. Sosteniamo questi parenti nella loro resistenza, cioè nella loro lotta per la vita. Lo dobbiamo a loro e lo dobbiamo a noi stessi.

SESTO. Per quanto sopra, invitiamo la Sexta nazionale e internazionale che non l’ha ancora fatto, secondo i propri calendari, geografie e modi, a manifestare contro la guerra e a sostegno di ucraine e ucraini e di russe e russi che lottano nelle loro geografie per un mondo di libertà.

Nello stesso tempo, invitiamo ad appoggiare economicamente la resistenza in Ucraina attraverso i numeri di conto corrente che ci indicheranno a suo tempo.

Da parte sua, la Commissione Sexta dell’EZLN sta inviando un piccolo aiuto a quanti, in Russia e Ucraina, combattono la guerra. Sono stati inoltre avviati contatti con i nostri parenti in SLUMIL K´AJXEMK´OP per creare un fondo economico comune per sostenere coloro che resistono in Ucraina.

Senza doppiezze, gridiamo e invitiamo a gridare ed esigere: Fuori l’Esercito Russo dall’Ucraina.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés SupGaleano

Commissione Sexta dell’EZLN

 

Comunicato in lingua originale

Compañer@s y herman@s:

Les decimos nuestras palabras y pensamientos sobre lo que ocurre actualmente en la geografía que llaman Europa:

PRIMERO. Hay una fuerza agresora, el ejército ruso.  Hay intereses del gran capital en juego, por ambos lados.  Quienes padecen ahora por los delirios de unos y los taimados cálculos económicos de otros, son los pueblos de Rusia y Ucrania (y, tal vez pronto, los de otras geografías cercanas o lejanas).  Como zapatistas que somos no apoyamos a uno ni a otro Estado, sino a quienes luchan por la vida en contra del sistema.

Cuando la invasión multinacional a Irak (hace casi 19 años), con el ejército norteamericano a la cabeza, hubo movilizaciones en todo el mundo en contra de esa guerra.  Nadie en su sano juicio pensó que oponerse a la invasión era ponerse del lado de Sadam Hussein.  Ahora es una situación similar, aunque no igual.  Ni Zelenski ni Putin.  Alto a la guerra.

SEGUNDO. Distintos gobiernos se han alineado a uno u otro bando, haciéndolo por cálculos económicos.  No hay ninguna valoración humanista en ellos.  Para estos gobiernos y sus “ideólogos” hay intervenciones-invasiones-destrucciones buenas y hay malas.  Las buenas son las que realizan sus afines, y las malas las que perpetran sus contrarios.  El aplauso al criminal argumento de Putin para justificar la invasión militar de Ucrania, se convertirá en lamento cuando, con las mismas palabras, se justifique la invasión a otros pueblos cuyos procesos no sean del agrado del gran capital.

Invadirán otras geografías para salvarlas de la “tiranía neonazi” o para terminar con “narco-estados” vecinos.  Repetirán entonces las mismas palabras de Putin: “vamos a desnazificar” (o su equivalente) y abundarán en “razonamientos” de “peligro para sus pueblos”.  Y entonces, como nos dicen nuestras compañeras en Rusia: “Las bombas rusas, los cohetes, las balas vuelan hacia los ucranianos y no les preguntan sobre sus opiniones políticas y el idioma que hablan”, pero cambiará la “nacionalidad” de las unas y de los otros.

TERCERO. Los grandes capitales y sus gobiernos de “occidente” se sentaron a contemplar –e incluso a alentar- cómo la situación se iba deteriorando.  Luego, iniciada ya la invasión, esperaron a ver si Ucrania resistía, y haciendo cuentas de qué se podía sacar de uno u otro resultado.  Como Ucrania resiste, entonces sí empiezan a extender facturas de “ayuda” que serán cobradas después.  Putin no es el único sorprendido por la resistencia ucraniana.

Quienes ganan en esta guerra son los grandes consorcios armamentistas y los grandes capitales que ven la oportunidad para conquistar, destruir/reconstruir territorios, es decir, crear nuevos mercados de mercancías y de consumidores, de personas.

CUARTO. En lugar de acudir a lo que difunden los medios de comunicación y las redes sociales de los bandos respectivos –y que ambos presentan como “noticias”-, o a los “análisis” en la súbita proliferación de expertos en geopolítica y suspirantes por el Pacto de Varsovia y la OTAN, decidimos buscar y preguntar a quienes, como nosotras, se empeñan en la lucha por la vida en Ucrania y Rusia.

Después de varios intentos, la Comisión Sexta Zapatista logró hacer contacto con nuestros familiares en resistencia y rebeldía en las geografías que llaman Rusia y Ucrania.

QUINTO. En resumen, éstos nuestros familiares, quienes además levantan la bandera de la @ libertaria, se mantienen firmes: en resistencia quienes están en el Donbass, en Ucrania; y en rebeldía quienes caminan y trabajan las calles y campos de Rusia.  Hay detenidos y golpeados en Rusia por protestar contra la guerra.  Hay asesinados en Ucrania por el ejército ruso.

Les une entre ellos, y a ellos con nosotros, no sólo el NO a la guerra, también el repudio a “alinearse” con gobiernos que oprimen a su gente. En medio de la confusión y el caos en ambos lados, les mantienen firmes sus convicciones: su lucha por la libertad, su repudio a las fronteras y sus Estados Nacionales, y las respectivas opresiones que sólo cambian de bandera.

Nuestro deber es apoyarles en la medida de nuestras posibilidades.  Una palabra, una imagen, una tonada, un baile, un puño que se levanta, un abrazo –así sea desde geografías lejanas-, son también un apoyo que animará sus corazones.

Resistir es persistir y es prevalecer.  Apoyemos a estos familiares en su resistencia, es decir, en su lucha por la vida.  Se los debemos y nos lo debemos a nosotros mismos.

SEXTO. Por lo anterior, llamamos a la Sexta nacional e internacional que no lo ha hecho todavía, a que, de acuerdo a sus calendarios, geografías y modos, se manifiesten en contra de la guerra y en apoyo de l@s ucranian@s y rus@s que luchan en sus geografías por un mundo con libertad.

Asimismo, llamamos a apoyar económicamente la resistencia en Ucrania en las cuentas que nos indicarán en su momento.

Por su parte, la Comisión Sexta del EZLN está haciendo lo propio, enviando un poco de ayuda a quienes, en Rusia y Ucrania, luchan contra la guerra.  También se han iniciado contactos con nuestros familiares en SLUMIL K´AJXEMK´OP para crear un fondo económico común de apoyo a quienes resisten en Ucrania.

Sin dobleces, gritamos y llamamos a gritar y exigir: Fuera el Ejército Ruso de Ucrania.

Hay que parar ya la guerra.  Si se mantiene y, como es de prever, escala, entonces tal vez no habrá quien dé cuenta del paisaje después de la batalla.

Desde las montañas del Sureste Mexicano.

Subcomandante Insurgente Moisés.

SupGaleano.

 

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