Guyana: la lotta per riprendere in mano il proprio destino.*

Guyana: la lotta per riprendere in mano il proprio destino.*

Gli ultimi avvenimenti nella Guyana francese dimostrano una reale sofferenza del popolo Guianese. La versione dei media francesi annacquata e distorta tende a ridurre tutto a semplici richieste di carattere economico. La verità è che la Guyana è una colonia francese e questi eventi sono l’espressione di un desiderio di emancipazione. La Guyana fu colonizzata dalla Francia nel 1600. Dapprima nelle mani dei coloni che ne sfruttarono le risorse naturali e coltivavano la terra servendosi degli schiavi provenienti dall’Africa. Dopo essere stata una colonia di schiavi, venne trasformata in una colonia di deportazione e di esilio, come la Nuova Caledonia. La tristemente famosa colonia penale della Cayenna fu chiusa nel 1946. Dal 1965, la Francia sta sviluppando la base spaziale di Kourou, in posizione ideale in quanto vicina all’equatore. La Guyana da allora è diventata una colonia strategica come fu a suo tempo l’atollo di Mururoa.
Gli ultimi fatti accaduti sono l’espressione dell’esasperazione della popolazione Guianese di tutte le razze e di tutte le categorie sociali. Sottosviluppo economico, alto tasso di disoccupazione, sanità e sistema d’istruzione scadente, insicurezza e criminalità in aumento, immigrazione clandestina etc., la lista delle rimostranze è lunga. La Guyana è un paese grande come l’Austria, abitato da 250.000 persone, e la maggior parte è costituita da discendenti di schiavi africani. Il paese è coperto al 98% dalla foresta pluviale di alta rilevanza ecologica. Solo la costa atlantica è urbanizzata. Le popolazioni amerindie che vivono fuori da quest’area sono indigenti, il sottosviluppo è maggiore e le infrastrutture sanitarie e d’educazione gravemente inadeguate. Ci sono due volte meno medici generici e tre volte meno specialisti che in Francia. I tempi di accesso all’assistenza medica sono estremamente lunghi. L’ospedale di riferimento della Cayenne è fatiscente e mal equipaggiato. Gli indicatori di salute pubblica sono scadenti, la mortalità infantile è tre volte superiore a quella francese. Bisogna tenere presente che la Guyana è un dipartimento francese.
La maggior parte dei beni di consumo sono importati dalla Francia con conseguenza di rialzo dei prezzi. La disoccupazione è del 22%, quasi il 70% quella giovanile. L’istruzione nega la storia della Guyana, i bambini imparano nelle scuole che i loro antenati erano i Galli!
Inoltre la gente della Guyana che vive in condizione deplorevoli è costretta ad osservare i privilegiati che vivono in comode aree residenziali a Kouros, un vero e proprio apartheid in miniatura. L’immigrazione di massa incontrollata ha portato ad un’esplosione demografica. La popolazione è cresciuta da 120.000 nel 1990 a 250.000 nel 2016. Questo notevole aumento indesiderato, questo afflusso di migranti poveri dal Suriname e dal Brasile accresce la miseria e genera un aumento di criminalità. La Guyana non è priva di risorse naturali. Il centro spaziale produce notevole ricchezza, ci sono riserve di petrolio off-shore, e l’oro clandestinamente estratto da minatori artigianali valutato in più di 10 tonnellate l’anno provoca deforestazione e inquinamento da mercurio. La foresta è molto poco sfruttata, le relazioni con i grandi paesi vicini come il Brasile sono inesistenti, la popolazione della Guyana è tagliata fuori dai suoi legami naturali.
La Francia mantiene il collegamento coloniale, l’isolamento, un rapporto esclusivo con la madre patria elargendo aiuti di tutti i tipi per mantenere la pace sociale. Dopo una mobilitazione di massa che ha visto oltre il 10% delle persone per le strade e la paralisi completa del Paese, la prima reazione dello stato coloniale è stato il disprezzo e la condiscendenza prima di inviare due ministri a distribuire perline colorate e promesse di un futuro più luminoso.
Come è di sua abitudine, lo stato francese – conosciamo fin troppo bene i suoi metodi – ha evocato un problema di sviluppo economico e promesso lo sblocco di aiuti immediati. Venti milioni di euro per l’ospedale di Cayenne, per esempio. Un piano di sviluppo di un miliardo di euro. Lo stato coloniale si è ben guardato dall’intavolare una discussione di fondo sulle reali aspirazione del popolo guianese. Pertanto la linea politica persiste nel sottostimare le legittime aspirazioni di miglioramento della vita quotidiana, di prendere in mano il controllo del proprio destino. Come riconosciuto dallo stesso ministro dell’Oltremare e delle collettività territoriali, il popolo della Guyana aspira all’autodeterminazione. Un popolo sotto il dominio coloniale da quattro secoli a cui non sono stati garantiti i beni essenziali, accesso alla salute, all’educazione, a un lavoro e ad una vita decente, un popolo al quale il dominio coloniale ha negato l’insegnamento della sua lingua e della sua storia, ostacolato le sue relazioni con i suoi vicini e fratelli in America del sud, questo popolo oggi presenta il conto.
Non è con qualche misura una tantum e congiunturale che la Francia porterà la calma nella Guyana. La Francia deve riconoscere di fatto la Guyana come nazione, deve riconoscere il popolo guianese e ristabilire i loro diritti. La Francia deve decolonizzare la Guyana ed allestire un referendum sull’autodeterminazione. La Guyana non è una terra arida che sopravvive grazie agli aiuti benefici disinteressati della Francia come suggerisce la propaganda di stato. Il popolo della Guyana, come tutti i popoli del mondo, ha il diritto di decidere sovranamente il suo futuro.

Noi indipendentisti Corsi capiamo bene la sofferenza della Guyana e siamo solidali con la loro lotta per la liberazione nazionale.

*(traduzione di un articolo di Clément Filippi pubblicato su URIMBOMBU.Corsica)

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