«Uccidere delle persone e distruggere delle cose». Il sistema degli Stati si prepara alla guerra
Viviamo il tempo in cui gli stati/capitale si preparano alla grande guerra.
«Dobbiamo essere preparati – dice Ursula von der Leyen – dobbiamo convincere i nostri finanziatori, sia pubblici sia privati a sostenere la nostra industria della difesa. … Così come siamo riusciti a fare per i vaccini».
Intanto Macron, di fresca irritazione per la perdita di terreno nel Sael (con le sue preziose risorse minerarie) e in vena di rivincita, prospetta la possibilità di intervenire direttamente con truppe NATO in Ucraina.
Il presidente del Consiglio Europeo rilancia: «Dobbiamo essere pronti a difenderci e passare a una modalità di “economia di guerra” … dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa. Per farlo sarà necessario che il nostro pensiero compia una transizione radicale e irreversibile verso una forma mentis incentrata sulla sicurezza strategica».
Insomma, per il Consiglio Europeo c’è la necessità “imperativa” di mettere in atto una «preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata».
In Italia, oltre alla madonna di Trevignano con il suo vaticinio “Fate scorte, la guerra è alle porte”, è tutto un arrabattarsi di proposte su modelli di forze armate, sull’utilità di formare una riserva combat da impiegare in caso di necessità. E mentre già ci si adopera per la «rimodulazione in aumento dell’organico delle Forze Armate», il ministro Crosetto – dal suo Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa – avverte che «in un rinnovato e complesso quadro geopolitico, dovrà cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale rispetto al passato».
«Cambiare la percezione» significa in altre parole sviluppare una massiccia azione di propaganda, promuovere una operazione capillare di costruzione del “fronte interno”. Si tratta di una operazione che attraversa per intero il corpo sociale, per mezzo dei media, delle scuole, delle ciniche parole dei vecchi e nuovi adepti del liberalismo ipocrita e guerrafondaio, di partiti e governo e delle polizie.
È così che sui media al posto dei virologi ora abbiamo i generali – gli ex e quelli in servizio – chiamati a dir la loro sulle vicende belliche in corso e in prospettiva. E c’è pure KKossiga (questo di K se ne merita una in più del padre) che avverte della necessità di educare alla guerra e cioè – citando un comandante inglese della guerra del Golfo – a «uccidere delle persone e distruggere delle cose».
Il Kkossiga, presidente AIAD (la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza), ci spiega che è necessario «far accettare ai nostri giovani che esistono momenti in cui questo comportamento non dico sia virtuoso ma comunque necessario … deve diventare una cosa non dico normale ma accettabile». Insomma una questione di forma mentis come appunto sostiene il presidente del Consiglio Europeo.
D’altro canto – scrive il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg – ci troviamo «in un mondo sempre più pericoloso e competitivo» e non ci si può davvero tirare indietro, prepariamoci alla guerra, quindi, anzi prepariamo la popolazione alla guerra, alla sua necessità, a “uccidere delle persone e distruggere delle cose”, come ricorda Kkossiga.
E gongolano le società aderenti all’AIAD, con in testa Leonardo Spa con il suo gran fatturato di sangue. E sugli schermi scorrono le immagini dell’efficacia delle armi che producono: i palazzi sventrati di Gaza, i droni che attaccano da remoto, gli “omicidi mirati” e quelli di massa.
Ma se la guerra è l’opzione principale per il sistema degli Stati/capitale in competizione per il posto di prossimo centro economico e finanziario mondiale e quindi per l’egemonia su quello che vorrebbero fosse il prossimo ciclo di accumulazione materiale di ricchezza – per i popoli di tutto il mondo questa opzione rappresenta la più devastante delle sciagure.
Occorre sin da subito e con determinazione opporsi alla guerra, sabotare la diffusione della loro propaganda e la costruzione del fronte interno.
Costruire un grande, diffuso, organizzato fronte del rifiuto della LORO guerra, dei LORO schieramenti, dei LORO interessi, riteniamo sia oggi il compito delle insorgenze sociali che si muovono per trasformare in senso anticapitalista il contesto sociale in cui vivono.
Fermare la guerra significa disfarsi, liberarsi da chi la genera, significa sottrarsi dal dominio degli Stati/capitale.
Antudo si è mossa e si muove in questo senso. Oggi si ritrova con tre suoi militanti indagati di cui uno, Luigi, agli arresti con accuse di terrorismo – accusato del lancio di molotov contro la sede palermitana della Leonardo spa – e in via di trasferimento in Piemonte nel carcere di Alessandria con trattamento Alta Sorveglianza 2. Gli altri due per concorso e per diffusione delle immagini del lancio contro la Leonardo spa.
Le molotov contro Leonardo spa sono state senz’altro un atto di ostilità contro le fabbriche di morte. Come Antudo condividiamo questa ostilità e per questo motivo ricevute le immagini le abbiamo divulgate mentre altre testate giornalistiche se ne sono ben guardate di farlo.
Le accuse contro Luigi sono del tutto pretestuose. Tentano di intimorire chi si oppone alla guerra e alla costituzione di un fronte interno per la guerra.
Luigi libero.
Solidarietà a chi lotta contro la guerra e le fabbriche di morte.
Antudo