Bruciano le balle. Sull’incendio all’Ecomac di Augusta e sull’eccellente lavoro dell’ARPA
Pochi giorni fa una colonna di denso fumo nero ha appestato l’aria nel territorio di Augusta. Le prime segnalazioni arrivano in redazione alle ore 17.15. Dopo un’ora la popolazione che risiede nel territorio di Augusta non disponeva ancora di notizie puntuali e nessuna indicazione era stata data per la tutela della salute dei cittadini. A denunciarlo tra gli altri il Comitato STOP Veleni (espressosi sull’accaduto qui) che da anni si batte per la tutela della salute pubblica nel territorio di Agusta, Melilli, Priolo e Siracusa.
A bruciare sono le balle di rifiuti dell’Ecomac Smaltimenti srl
«Occorreranno giorni prima che le fiamme possano essere completamente spente» ci spiega un vigile del fuoco.
La situazione sembra davvero preoccupante, ma poi ecco l’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) che in un post su facebook rassicura la popolazione spiegando che nonostante la portata dell’incendio e nonostante il fatto che a bruciare sia anche materiale plastico «i primi dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio, ubicate nel territorio Siracusano limitrofo all’area dell’impianto, non sembrano essere influenzati dall’incendio sviluppatosi all’interno dell’impianto». Qualcuno commenta con ironia la notizia: «siamo di fronte al miracolo».
ARPA a protezione dell’Ambiente? Ma chi ci crede ancora?
Quanto dev’essere rassicurante vedere il mondo con gli occhi dei funzionari dell’ARPA! Per loro sembra che tutto vada sempre bene, che non ci siano problemi. Nessun danno ambientale, nessun rischio mai, nemmeno quando si dà il via libera a mega-impianti come l’ennesima gigantesca discarica nel territorio già martoriato di Lentini, in una contrada dove tanti sono i piccoli produttori coltivano le loro terre godendo della fortuna di avere l’acqua a pochissimi metri di profondità. Nessun pericolo e via.
E intanto, come ha denunciato ancora il Comitato STOP Veleni, molti abitanti nei dintorni dell’Ecomac hanno lamentano «mal di testa, difficoltà respiratorie e a deglutire, spasmi addominali».
Quanto conta la percezione degli abitanti rispetto ai dati dell’ARPA che, come scrive, “non sembrano” allarmanti?
I danni di quell’incendio non sono ancora quantificabili forse, ma di certo si sommano al disastro che vivono i nostri territori minacciati da impianti spesso obsoleti e sotto la vigilanza di istituzioni che da tempo hanno dimostrato la loro inefficienza e di avere al loro interno funzionari spesso collusi con attori economici privati (si veda ad esempio l’inchiesta Mazzetta Sicula che ha portato alla luce un giro di corruzione di funzionari pubblici ai danni della salute pubblica).
Chi darà risposte?
Concludiamo con un paio di domande sulla vicenda Ecomac. Se un fulmine è stato la causa dell’incendio, i vigili, accorsi dopo qualche minuto dalla chiamata di soccorso, avrebbero dovuto trovare solo un principio d’incendio localizzato. Perché allora al loro arrivo hanno trovato un incendio già diffuso? E soprattutto, come si spiega che un impianto in cui sono trattati rifiuti altamente infiammabili sia stato realizzato tra due tralicci dell’alta tensione?
Chi ci darà risposte e chi viglia su questi impianti? E vi preghiamo, non diteci l’ARPA!