Martedì incontro operai A2A e prefettura.
di Laboratorio Territoriale
Martedì alle 16.30 gli operai metalmeccanici dell’indotto della A2A della centrale elettrica di San Filippo del Mela (ME), in sciopero da 20 giorni, saranno in Prefettura per rivendicare contratto, salario e dignità del lavoro. Quella di questi lavoratori è una lotta nata direttamente dal territorio, una lotta che sta solo adesso, per la determinazione che la contraddistingue, rompendo il silenzio comunicativo che l’aveva avvolta. Ci sono voluti davvero tanti giorni di sciopero perché questo avvenisse. Adesso, però, essa assume un carattere simbolico importante perché dimostra a tutti che si può fare, si può alzare la testa, si possono rivendicare i diritti contrattuali, ma, soprattutto, si possono rivendicare aumenti salariali, ridistribuzione della ricchezza che il territorio, i suoi lavoratori, i suoi abitanti producono.
È lo stesso Giovanni Valotti, presidente di A2A, nonché di Utilitalia, la Federazione delle Multiservizi pubblico-private che gestiscono gran parte dei servizi pubblici in Italia, a descrivere la società che presiede come un’azienda capace di estrarre profitti dal territorio. “Siamo la multiutility dei territori” – è questa l’espressione con la quale descrive questo processo. Valotti e i suoi colleghi, manager di queste società, si liquidano compensi molto consistenti senza rischiare nulla. Fanno gli imprenditori con i soldi degli altri. Per A2A si arriva a milioni di euro l’anno per l’insieme degli amministratori.
Nel caso della società che gestisce la Centrale elettrica di San Filippo del Mela questi possessori non proprietari sono alle dipendenze di una composizione societaria che vede il 50% in mano, paritariamente, ai Comuni di Brescia e di Milano, il 2,1% è di Norge Bank, lo 0,9% sono azioni di proprietà dell’azienda stessa e il 47% è flottante (fondi azionari britannici, italiani e statunitensi). Il capitale di rischio, in sostanza, non esiste. Si tratta di denari pubblici e rendite finanziarie. Alla faccia di chi si riempie la bocca della necessità dell’intervento privato per lo sviluppo del territorio.
C‘è un altro aspetto che è particolarmente significativo in questa vicenda. L’ultimo bilancio approvato da A2A ha determinato dividendi milionari per i soci più importanti (oltre 50 milioni euro, ad esempio, per il Comune di Brescia). Accadrà, dunque, che i cittadini bresciani si vedranno finanziati servizi attraverso risorse ricavate da interventi in altri territori (tra cui anche il nostro). Si tratta di un totale ribaltamento dei meccanismi tradizionali del welfare, per i quali i più ricchi dovrebbero sostenere i più poveri. Qui invece a noi resteranno inquinamento e sfruttamento e altri territori godranno dei profitti estratti.
Anche per queste ragioni bisogna accogliere l’invito rivolto dai lavoratori “agli attivisti, agli studenti, ai solidali di essere presenti, perché la lotta contro la barbarie e l’autoritarismo inizia nei luoghi di lavoro ma dovrà diffondersi in tutta la società”.