India: sospesa l’entrata in vigore della nuova riforma agraria
Dopo le dure proteste dei contadini indiani, la Corte Suprema ha sospeso l’entrata in vigore delle leggi sulla riforma agraria.
I contadini caricano, il governo sospende
La Corte Suprema indiana ha sospeso la nuova riforma agraria, posticipando «fino a data da destinarsi» le tre leggi di liberalizzazione del mercato agricolo. In un’ordinanza emessa pochi giorni fa, la Corte ha affermato che la decisione di sospendere le leggi «potrebbe placare i sentimenti feriti degli agricoltori e incoraggiarli a venire al tavolo delle trattative con fiducia e buona fede». Inoltre, l’organo supremo ha ordinato la formazione di un comitato di mediazione di quattro membri per patteggiare con i rappresentanti dei contadini. Il comitato dovrà riunirsi entro 10 giorni e presentare la sua prima relazione entro due mesi dalla riunione.
Le leggi erano state approvate in settembre e avevano scatenato l’ira dei contadini – il 58% della popolazione indiana – con scontri, proteste e blocchi autostradali con mezzi agricoli. La determinazione di più di mezzo milione di contadini, scesi nelle strade indiane, ha permesso di mantenere la rivolta per più di un mese. Il governo ha cercato più volte di fare marcia indietro e limitare i danni; ma nulla, le proteste hanno surclassato i tentativi del governo.
Solo la lotta paga
Alcune testate giornalistiche hanno definito la protesta indiana come una delle più grandi crisi che Modi – Primo ministro dell’India – si sia trovato finora ad affrontare. Gli agricoltori costituiscono quasi la metà dell’intera popolazione indiana – 650 milioni – e le trattative tra i manifestanti e il governo non sono mai andate a buon fine.
D’altronde lo avevamo previsto circa un mese fa che i contadini non sarebbero tornati nei campi fino a quando non avrebbero ottenuto i loro diritti. Adesso, in occasione della festa della repubblica del 26 gennaio, le organizzazioni contadine hanno annunciato un enorme raduno di trattori verso la capitale.
Contro una legge che incentiva la liberalizzazione e la privatizzazione dell’agricoltura, sostentamento primario della popolazione, i settori popolari attraverso la lotta hanno conquistato un ottimo passo in avanti per uscire dalla crisi.
Una grande lezione – per chi oggi sostiene che scendere in strada non serve a nulla – per i pessimisti che non credono nel cambiamento. Il movimento spontaneo dei contadini indiani dovrà tenere alta la guardia e non scendere ai compromessi dello Stato – e così facendo la continuità della lotta porterà alla vittoria.