ISTAT, Rapporto BES: cresce il divario Nord-Sud

ISTAT, Rapporto BES: cresce il divario Nord-Sud
Ieri, 6 settembre, l’ISTAT ha pubblicato l‘aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane.

 

Tasso di disoccupazione più alto nel Sud Italia

Ciò che salta subito all’occhio è che l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha avuto evidenti conseguenze sul mercato del lavoro a livello nazionale, causando un netto calo del tasso di occupazione della popolazione in età compresa tra i 20 e i 64 anni. Secondo i dati Istat, però, è il Sud Italia a pagare il prezzo più alto della pandemia, con un tasso di occupazione del 48 %, rispetto al 71,5 % del Nord e al 67,4 % del Centro. Tra le province più penalizzate c’è Caltanissetta con un tasso di occupazione del 41,2 %.

 

Sanità e formazione

La pandemia ha acuito un divario economico e sociale tra Nord e Sud Italia già esistente da tempo. In Italia il sistema sanitario si è dimostrato inadeguato a fronteggiare una tale emergenza e, di conseguenza, è collassato del tutto. Una crisi riconducibile a una cattiva gestione non solo delle strutture, ma anche del personale medico. L’Istat riporta, per esempio, che i valori più elevati di mortalità evitabile si registrano a Enna (19,9 decessi evitabili per 10mila residenti), Siracusa (20,9), Caltanissetta (21,7), Napoli (22,2), e Caserta (22,4), che non mostrano alcun miglioramento nel tempo. «Sono le aree che potrebbero dunque giovare maggiormente dei risultati di interventi più efficaci in termini di prevenzione primaria e secondaria» si legge.

Per quanto riguarda l’istruzione e la formazione il Mezzogiorno registra una contrazione modesta (-0,4 punti), ma resta comunque su livelli doppi rispetto al Nord, con circa un giovane di 15-29 anni su tre che non è inserito in un percorso di istruzione o formazione né è occupato (32,6%). La distribuzione tra le province mostra una evidente divaricazione tra l’area del Nord-est e la Sicilia, dove la quota di Neet tocca il 40% a Messina, Catania e Caltanissetta.

Per quanto riguarda l’accesso alle scuole il report ci dice che “le differenze territoriali sono ampie. Nel Nord la quota di scuole accessibili sfiora il 38% contro il 27,4% del Mezzogiorno. Tra le province, il valore più alto si riscontra ad Aosta (63,2%), il minimo ad Agrigento (18%). La penalizzazione del Mezzogiorno è netta. Nel gruppo delle 15 province più svantaggiate, dove meno di una scuola su quattro è totalmente accessibile, se ne contano 10 del Sud e delle Isole.”

Lo stesso fenomeno si registra per l’emigrazione sanitaria. Le differenze territoriali restano ampie e nette: si è spostato fuori dalla propria regione per motivi di cura il 10,9% dei residenti nel Mezzogiorno e il 9% di quelli del Centro e le province con le maggiori capacità di risposta e di attrazione sono concentrate al Nord.

 

Il conseguente spopolamento della Sicilia

Infine, la disoccupazione giovanile è il dato che preoccupa di più e che crea un netto divario tra Nord e Sud Italia. Questo continua a produrre enormi flussi emigratori dalla nostra terra verso il Nord o all’estero, continuando ad aumentare lo spopolamento del nostro territorio.

Ma finché la nostra terra continuerà a spopolarsi, sarà sempre più difficile migliorare le condizioni di benessere economico e sociale dei siciliani.

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