La marea è tornata. La Sicilia dice “No alla violenza maschile sulle donne”.
Insieme siamo Marea! Questo lo slogan che si leggeva nello striscione di apertura del corteo di ieri, sabato 25 novembre, in cui le donne sono scese in piazza per ribadire ancora una volta la loro ferma opposizione alla violenza maschile (di genere). Una giornata di mobilitazione che, rompendo le narrazioni costruite dai media mainstream, che vogliono le donne ancora una volta vittime, è stata in grado di coinvolgere e di aggregare tantissime donne, che anche in questa occasione hanno rivendicato a gran voce il diritto alla loro piena autodeterminazione.
Un 25 Novembre di lotta quindi, che ha visto mobilitarsi circa un migliaio di donne al corteo nel capoluogo siciliano; la manifestazione organizzata dall’Assemblea cittadina contro la violenza maschile sulle donne, è partita da piazza Verdi e ha invaso le strade del centro storico, confluendo in piazza Pretoria, sede del Comune, dove si sono svolte performances teatrali e letture collettive. «Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, dice Claudia Borgia dell’Assemblea cittadina contro la violenza maschile sulle donne di Palermo. Questa data assume un valore tutt’altro che simbolico, poiché fu proprio il 25 novembre del 1960 il giorno in cui le sorelle Mirabal furono brutalmente assassinate per essersi opposte al regime del dittatore dominicano Trujillo. Le Mirabal per noi rappresentano un esempio, in quanto hanno reagito alla violenza del regime con determinazione e con la lotta».
Le donne, infatti, oggi come allora non devono avere un ruolo di subalternità, ma devono alzare la testa e opporsi così come fecero queste rivoluzionarie, che videro nella rivolta l’unica strada percorribile per il raggiungimento di un’emancipazione effettiva. «La violenza che subiscono le donne oggi, continua Claudia, non è soltanto la violenza psicologica o fisica, che spesso culmina, come sappiamo, nell’atto più estremo ovvero nel femmicidio, ma ha anche diverse sfaccettature: è violenza, ad esempio, quando viene attaccata la legge 194 – la legge sull’aborto – impedendo alle donne di abortire all’interno degli ospedali pubblici, oppure quando nelle strade delle nostre città vediamo cartelloni pubblitari con immagini dichiaramente sessiste, in cui le donne sono viste come mero oggetto sessuale e i cui corpi vengono mercificati ad uso e consumo del maschio di turno, o ancora nei luoghi di lavoro in cui siamo soggette ad una precarietà costante o a subire continui ricatti di licenziamento se lottiamo per ottenere dei diritti o ancora all’interno delle università, quando ci sentiamo dire che, ancora oggi, esistono università prettamente maschili e università frequentate solo da donne, come se il sesso biologico predeterminasse il tipo di scelta da fare in merito agli studi o al lavoro da svolgere».
Nelle settimane che hanno preceduto la manifestazione abbiamo costruito un percorso di lotta comune, fatto di momenti di dibattito e di confronto nelle università, dove abbiamo organizzato una tavola rotonda, presso la ex facoltà di Scienze della Formazione, con delle docenti e delle studentesse sul tema della “cura”, o ancora delle proiezioni di film a tema in alcuni spazi occupati all’università come il “Labaut”, oppure nelle scuole superiori come l’incontro che c’è stato al liceo classico Umberto I (scuola simbolica perché frequentata dalla studentessa vittima di femminicio Carmela Petrucci). Pensiamo che sia fondamentale, infatti, fare rete e confrontarci fra noi donne, perché riteniamo che sia uno tra i tanti strumenti che ci permette di poter abbattere il patriarcato in tutte le sue forme e poter dare delle soluzioni alla violenza contro le donne. L’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne di Palermo non è infatti un percorso che si dà una scadenza, come il corteo di ieri che ne rappresenta comunque una tappa centrale, ma rappresenta un percorso politico ad ampio raggio, che è nato lo scorso 2 Febbraio, ma che vuole continuare anche oltre ed ampliarsi dandosi nuove prospettive di lotta».
In contemporanea alle manifestazioni di Palermo e di Roma, anche a Catania è stato organizzato da “Non una di meno locale” un flash mob, che si è svolto all’interno del giardino di Villa Bellini, uno dei principali spazi pubblici della città etnea. Un centinaio di donne circa, infatti, hanno appeso a tutte le statue di uomini illustri, presenti lungo il viale della villa comunale, dei cartelli raffiguranti storie di donne altrettanto illustri che non hanno avuto alcun riconoscimento pubblico e le cui storie sono state rimosse dalle narrazioni della Storia (con la s maiuscola) ufficiale. «Abbiamo scelto di costruire per oggi un flash mob anche a Catania perché ritenevamo giusto, in contemporanea alla manifestazione nazionale di Roma – dichiara Ludovica, una delle portavoci di “Non una di meno Catania” – portare anche nella nostra città la nostra opposizione alla violenza di genere, su cui c’è ancora molto da discutere e molto da fare per contrastarla».
Dopo la grande giornata di ieri le donne si sono date di nuovo appuntamento per continuare un percorso già tracciato, volto a costruire nuovi momenti di lotta e di mobilitazioni a partire dal nostro territorio.