La vecchia dell’aceto, tra storia e leggenda
È il luglio del 1789, Palermo boccheggia nel caldo estivo, crocchi di bambini si bagnano nei rigagnoli artificiali della Zisa a dispetto dei signorotti che la amministrano, chi cerca il fresco s’inoltra nelle contrade delle Terre Rosse, dell’Olivuzza e dei Danisinni. I più però accorrono per il Cassaro Basso, che all’epoca si chiamava Via Toledo, in direzione dei Quattro Canti.
Siamo nella Sicilia borbonica di Ferdinando IV, al governo v’è Acton e siamo nel pieno dello “sviluppo” dello stato borbonico. Tasse elevate, regime poliziesco e una politica doganale che penalizza la Sicilia causano ondate di malcontento negli strati popolari. La costruzione di una marina all’avanguardia, lo sviluppo industriale nel napoletano e la politica filoaustriaca dei regnanti consegnano la Sicilia ad una timida carestia e ad un aumento della povertà.
In questo contesto si sviluppa la vicenda di Giovanna Bonanno. La sua, oltre che essere una tipica storia del popolo, disilluso e votato all’arrangiarsi, è la storia di una donna che si scaglia contro la morale del tempo. Giovanna è palermitana nel risentimento verso la classe nobiliare ed è una strabiliante donna nel considerare l’asservimento femminile del tempo. Giovanna Bonanno, priva d’istruzione e considerata dalle fasce popolari una “maara” (ovvero una megera), scoprì casualmente da un aromataio del Papireto come disporre del potente “aceto per pidocchi” (ovvero un intruglio di aceti e arsenico) e divenne famosa per aver avviato un vero e proprio business della morte. Ella offriva infatti i servigi dei suoi veleni alle famiglie borghesi e nobiliari, laddove vi fossero moglie stanche e insoddisfatte dei propri mariti e desiderose di liberarsene. Scoperta per la delazione di una madre che aveva perduto il proprio figlio, arrestata dagli algozini e rinchiusa nello Steri (sede dell’Inquisizione) venne condannata per veneficio e stregoneria.
La mattina del 30 luglio, quel caldo luglio che aveva riavvicinato i palermitani nella calura della città, Giovanna Bonanno fu impiccata, con uno degli innumerevoli processi contro i poveri e sopratutto contro le donne compiuti da prelati spagnoli. La sua storia, oltre che essere stata raccolta e romanzata dal genio di Natoli, è stata celebrata nella mostra che dal 13 al 21 gennaio si è tenuta al Comune di Palermo.