Lagalla torna da Roma. L’eterno regime emergenziale degli enti locali siciliani

Lagalla torna da Roma. L’eterno regime emergenziale degli enti locali siciliani
L’enfasi che ha accompagnato il ritorno del sindaco di Palermo Roberto Lagalla da Roma, dove ha incontrato un sottosegretario e una Vice Ministro (possiamo dirlo “un po’ poco” per la quinta città italiana per numero di abitanti?) per discutere della grave situazione dei conti dell’ente locale, ha del grottesco. “Fare come per Napoli e per Torino”, questo il mandato che si era dato il neo Sindaco. Alla fine gli hanno fatto qualche promessa. E lui si è accontentato. Di questi tempi si prende tutto.

 

Cosa si è discusso

Ma cosa prevedono questi Patti tanto invocati (così tanto invocati che anche Giuseppe Conte in campagna elettorale ne ha richiesto uno per Messina)? Richiedono che in cambio di una dotazione finanziaria ventennale l’ente si impegna a prendere delle drastiche misure di risanamento finanziario. Quali? Sempre le stesse: alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, incremento della riscossione, aumento dell’Irpef locale, privatizzazione dei servizi pubblici locali, razionalizzazione della macchina amministrativa. In questo caso la differenza starebbe nel fatto che i passaggi di questo percorso saranno rigidamente monitorati. Pena la sospensione dell’erogazione del fondo.

La cosa singolare è che l’erogazione di queste risorse è destinata a enti locali che hanno già in corso un Piano di Riequilibrio o che hanno, comunque, una condizione finanziaria gravissima. In sostanza, si tratta di una ammissione dell’insuccesso dei Piani di Riequilibrio, della loro incapacità di consentire un ritorno dei Comuni in una situazione ordinaria. Questi ulteriori fondi hanno la funzione di consentire la “tenuta in vita” dei Piani di risanamento. Come se non ci volessero né vivi né morti, ma perennemente ammalati per garantirsi l’acquiescenza a ogni scelta del Governo nazionale.

 

Ancora una volta un contentino

L’insostenibilità del Piano di Riequilibrio targato Lagalla/Le Donne era evidente e nessuno avrebbe mai potuto considerare credibili le previsioni di incremento nella riscossione dei tributi che nel documento finanziario erano contenute. Lagalla torna da Roma con la promessa che non aumenterà ulteriormente le tasse. E quanto ancora le vuole aumentare, visto che i palermitani sono già attesi da un futuro lacrime e sangue.

La nuda e cruda verità è che tutti questi dispositivi non aggrediscono le ragioni fondamentali che conducono i Comuni siciliani al dissesto. La classe politica regionale, d’altronde, è totalmente subalterna alle politiche del Governo nazionale, vera causa del disastro finanziario della contabilità locale. Senza una ribellione popolare accadrà che il Comune di Palermo e gli altri enti locali siciliani rimarranno in regime emergenziale perenne e andranno incontro a un ulteriore processo di svuotamento di personale e servizi.

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