Lo Stato spagnolo condanna il rapper catalano Pablo Hasél
Che fine ha fatto la libertà d’espressione? In Spagna questa sembra ormai essere una domanda più che legittima. Eppure, il paese si definisce una democrazia.
La dura repressione dello Stato spagnolo nei confronti di qualsiasi forma di opposizione – in particolar modo, nei confronti del movimento indipendentista catalano – è ben nota a tutti. In questo clima generale di repressione del dissenso, sia esso fisico o verbale, l’ultima notizia è quella della condanna in via definitiva di Pablo Hasel, rapper catalano.
La condanna
Il Tribunale Supremo ha confermato la condanna a nove mesi e un giorno di carcere per incitamento al terrorismo, ingiurie e calunnie verso la monarchia e le forze dell’ordine. Insieme alla condanna una multa da 29.000 euro. Il rapper era già stato più volte sotto accusa per aver espresso nei testi delle sue canzoni e su Twitter il suo supporto a diversi gruppi armati rivoluzionari e per aver più volte lanciato forti accuse contro l’istituto monarchico e lo Stato.
La Spagna Democratica
La colpa di Hasel sarebbe quella di avere utilizzato la musica come uno strumento per esprimere la sua posizione politica. Mossa che viene ritenuta legittima finché non incita a sovvertire l’ordine costituito.
A seguito del referendum per l’indipendenza della Catalogna, lo Stato Spagnolo ha mostrato il vero volto degli Stati moderni. La loro esistenza e legittimità è permessa solo dall’apparato repressivo, che contiene e controlla la volontà popolare. Questa condanna ne è l’esempio: incitare alla rivolta, a cambiare lo stato di cose, è qualcosa da condannare nella maniera più violenta possibile.