Messina, conferenza Cisl: No Ponte contestano Salvini
Centinaia di No Ponte questa mattina hanno rovinato la festa alla Cisl, al Presidente della Regione Siciliana Schifani e al Ministro delle Infrastrutture Salvini.
Pensavano che la conferenza organizzata dal sindacato sulla nave Elio, attraccata alla Rada San Francesco a Messina, si sarebbe tenuta in tranquillità senza problemi e invece cosi non è stato. Lancio simbolico di rotoli di carta igienica verso Salvini all’arrivo.
I No Ponte per strada i Si Ponte arroccati sulla nave
Cori e fischi a suon di tamburi improvvisati e lancio di rotoli di carta igienica, hanno accompagnato l’arrivo degli ospiti e tutti gli interventi. Anche oggi le rivendicazioni sono state molto chiare: Salvini non è il benvenuto a Messina, per il suo curriculum di politiche contro le regioni del Sud e le isole e perché alle comunità dello Stretto – e più in generale ai territori di Sicilia e Calabria – non serve un Ponte che le colleghi ma tante piccole opere utili di messa in sicurezza del territorio, bonifiche, infrastrutture e sanità di prossimità.
Dagli interventi al megafono è stato chiaramente specificato che “devono essere le comunità dello Stretto a decidere come spendere le risorse sul loro territorio. La conferenza di oggi, organizzata tra l’altro su una nave, è una provocazione bella e buona, come lo è stato festeggiare per la conversione in legge di un decreto che spiana la strada per un altro disastro del cemento, a pochi giorni dal disastro in Emilia, mentre ancora si spalava fango e si contavano i morti”. E ancora: “Vogliono trovare quasi 15 miliardi per fare il ponte ma qui gli ospedali chiudono e i ponti che servono veramente crollano. Tutto questo è inaccettabile.”
Ci vediamo il 17 giugno a Torre Faro
Idee chiare insomma, in una giornata caratterizzata da rabbia e voglia di mobilitarsi. Una tappa importante verso l’appuntamento di sabato prossimo, 17 giugno, giorno in cui la comunità dello Stretto riempirà le strade di Torre Faro, luogo simbolo della lotta No Ponte, per impedire al governo italiano, come già fatto in passato, di distruggere e devastare un intero territorio in nome del profitto.