Messina tra risanamento finanziario e proteste
Dopo la maratona consiliare dei giorni scorsi, attraverso la quale il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il segretario/direttore generale Antonio Le Donne hanno portato a casa l’approvazione del Piano di Riequilibrio, sul quale, però, adesso si attende il responso della Corte dei Conti, tocca adesso a Cateno De Luca, sindaco di Messina, provare a farsi rimodulare il documento finanziario che dovrebbe servire a evitare la dichiarazione di dissesto.
Cose è successo negli ultimi mesi?
Nel mese di dicembre De Luca aveva ricevuto una nota della Corte dei Conti molto severa sul suo Piano di Riequilibrio. In particolare, l’organo di controllo contabile rilevava 10 criticità fondamentali. Tra queste, le più importanti avevano a che fare con la difficoltà «storica» del Comune di Messina nella riscossione dei tributi locali (lo stesso problema attanaglia il Comune di Palermo e, in generale, tutti i Comuni siciliani), l’anomalia dell’inserimento delle perdite delle Società Partecipate nel Piano e il disallineamento nel rapporto debiti/crediti con il Comune, lo spostamento nel futuro delle azioni più importanti di rientro finanziario, la poca chiarezza nella gestione del riconoscimento e del pagamento dei debiti fuori bilancio.
Come si sa, De Luca aveva nel mese scorso preannunciato per l’ennesima volta le proprie dimissioni, rinviate prima per poter partecipare all’incontro dei Sindaci con il Papa e poi per potere difendere, l’8 febbraio, il proprio percorso di risanamento davanti alla Corte dei Conti. In questa prospettiva aveva inviato una memoria di 130 pagine che provava a rispondere ai rilievi della Corte e su quella si mostrava fiducioso di potere difendersi convincentemente. Nel frattempo, però, gli è venuta in soccorso la norma che consente di rimodulare i Piani di Riequilibrio. Così, un De Luca dimissionario ha potuto consegnare al Consiglio Comunale il suo Piano di Riequilibrio, svuotato di gran parte delle somme che lo appesantivano.
Il nuovo Piano di riequilibrio, le polemiche e…
Nel nuovo Piano la massa passiva passa da 552 a 142 milioni di euro. Questo risultato è il frutto dei risparmi ottenuti attraverso le transazioni con i creditori (sulle dimensioni di questo risparmio ci sono state non poche polemiche in città), l’espunzione tout court delle perdite delle Società Partecipate (non è chiaro quale sarà il loro destino), lo spostamento del disavanzo da riaccertamento straordinario dei residui su altri contenitori contabili, la drastica contrazione del Fondo Rischi (ovvia, visto lo svuotamento del Piano).
Nei giorni scorsi, inoltre, una polemica molto accesa è stata causata dal fatto che nel corso di una diretta il Sindaco aveva dichiarato di avere volutamente appesantito nel suo primo Piano il valore delle perdite delle Partecipate per convincere i creditori che conveniva loro accettare le transazioni proposte dall’ente. Adesso, però, tocca al Consiglio Comunale decidere se vorrà approvare la rimodulazione del Piano di Riequilibrio, in coerenza con il percorso fin qui seguito, ma consentendo, di fatto a De Luca di uscire dal proprio mandato con il risultato di avere svuotato lo strumento finanziario su cui si gioca gran parte della narrazione del Sindaco.
…le proteste
Nelle settimane scorse, però, l’opposizione a De Luca si è spostata nelle piazze. Ad opera del Comitato Spontaneo La Città siamo noi, infatti, sono stati organizzati dei presidi davanti al Palazzo Comunale, che hanno messo in evidenza, appunto, la narrazione tossica dell’operato del Sindaco, l’involuzione della forma della politica in città causata dalla gestione della cosa pubblica da parte dell’amministrazione De Luca, il mancato riconoscimento della legittimità degli altri attori in campo. E proprio ieri uno striscione è stato affisso in una delle zone che avrebbero dovuto essere oggetto di sbaraccamento, ma rimaste discariche a cielo aperto. «Nessuna rimozione/tanta spazzatura/solo tossica narrazione/per la tua candidatura – il messaggio lanciato».