«Il nostro futuro non è la militarizzazione del territorio». L’opposizione sulle Madonie (VIDEO)
Un’area di 33,5 km quadrati, nella valle tra Sperlinga, Nicosia e Gangi, potrebbe essere ceduta per i prossimi 30 anni all’esercito italiano per la realizzazione di un grande hub addestrativo e poligono militare: l’allarme lanciato dai comitati, movimenti e produttori agricoli del comprensorio dell’ennese, territorio di ampio rilievo naturalistico e di produzione agricola di pregio, si frappone all’accordo siglato – all’insaputa degli abitanti del territorio – dai militari e dai sindaci dei tre comuni lo scorso otto maggio, con una delibera che mette a disposizione il territorio per le necessità del Ministero della Difesa.
Le criticità del progetto sono molteplici. A partire dall’impatto ambientale dell’utilizzo di mezzi pesanti coinvolti in esercitazioni tattiche a fuoco, mettendo a rischio l’equilibrio floro-faunistico locale e delle delicate zone boschive, fino all’inquinamento dei corsi d’acqua che dalla versante del monte Zimarra giungono alla diga Pozzillo.
L’opposizione dei comitati
Ma la posta in gioco è ancora più alta: si tratta di impedire che quell’area diventi una zona di guerra. E nonostante l’accordo sia stato presentato come foriero di sviluppo, vantaggio economico, maggiore sicurezza, le comunità che abitano quei luoghi non sono disposte a trattare. Perchè i bisogni del territorio sono altri: la presenza di mezzi pesanti e di reparti militari è incompatibile con le battaglie quotidiane contro lo svuotamento dei piccoli comuni, con il battersi per la salvaguardia dell’agricoltura e dell’allevamento locali, con la necessità di maggiori presidi sanitari, scuole, manutenzione della rete stradale.
La posta in gioco è alta, perchè in ballo a Sperlinga, Nicosia e Gangi, ci sono la natura, le abitudini di vita, la sussistenza della gente del posto.
Si tratta di una minaccia per le aziende agricole e gli allevatori della zona, tra cui ad esempio la comunità di Contrada Santa Venera, già zona di esercitazioni militari fino al 1981, i cui abitanti ricordano ancora gli espropri dei terreni per la stagione estiva, l’obbligo di lasciare i pascoli per cederli ai soldati, il danno all’economia locale.
Si tratta di cedere la Sicilia alle necessità belliche della Nato, che riconferma il progetto di utilizzo della nostra isola come colonia militare, da destinare a deposito di mezzi e armi per una guerra che si fa sempre più vicina nei piani dei governi dell’Alleanza Atlantica.
Si tratta allora di impedire una volta per tutte che la decisione sul nostro futuro venga imposta dalle necessità di guerra e sfruttamento del governo centrale, e di riaffermare la volontà di restare in quel territorio, di prendersene cura, di difenderne la natura e la vita.
Riportiamo il comunicato del neonato Comitato Identità e Sviluppo, che ha già messo in campo una petizione per il ritiro dell’accordo (firma qui).
Nasce un comitato contro l’hub addestrativo di Sperlinga Nicosia e Gangi
In seguito alla firma di un accordo tra i tre comuni di Gangi, Nicosia e Sperlinga, e il ministero della difesa per la creazione di un hub addestrativo militare, nasce il Comitato Identità e Sviluppo, un comitato che ha raccolto in poco tempo un centinaio di cittadini dei tre paesi e che continua a suscitare il sostegno e l’approvazione della maggioranza della cittadinanza. Il comitato si pone come obiettivo quello di evitare la creazione dell’hub addestrativo militare suddetto.
Il prof. Stefano Vespo, tra i promotori del comitato, sottolinea che la decisione è stata presa dai tre sindaci senza minimamente consultare la popolazione; che l’hub avrà l’estensione di 33,5 chilometri quadrati, estensione che lo porrà tra i più grandi poligoni di addestramento d’Italia. Tale poligono disterà un chilometro dal centro di Sperlinga e quattro da quello di Nicosia. L’accordo prevede la creazione di un deposito di armi, automezzi e munizioni nella zona artigianale dismessa di Sperlinga, costata ben 3 milioni di euro, che verrà ceduta all’esercito; la trasformazione di alcuni edifici comunali in caserme per ospitare i militari. Tale accordo accordo avrà la durata è di 30 anni, una durata insolita, dal momento che tali accordi di solito sono di cinque anni. A quanto sembra i tre sindaci non hanno fatto alcuna puntuale valutazione dei reali vantaggi economici. Infatti, l’hab addestrativo provocherà la scomparsa di quasi una ventina di piccole e medie aziende agricole e di allevamento; la crisi del settore caseario, dal momento che non vi saranno più pascoli disponibili; la fine di una comunità agricola, quella di Santa Venera, costituita da una trentina di famiglie, che dovrà abbandonare il territorio sul quale vive.
Le ripercussioni sul turismo, altra vocazione del territorio, saranno tremende: Sperlinga, ad esempio, avrà l’hub ad un chilometro di distanza e il deposito ai piedi del paese; durante le esercitazioni i colpi di mortaio saranno insopportabili e la viabilità sarà quasi completamente impedita: questo rappresenta la fine del turismo per il paese.
I soldati non porteranno quasi nulla: anche se ogni tanto qualche soldato potrà mangiare nei nostri locali, ciò non compenserà le perdite economiche e i costi sociali. I soldati risiederanno in caserme autosufficienti di tutto. A conferma di questo il prof. Vespo riporta la notizia pubblicata su L’Unione Sarda del 17 Maggio 2023 “A Teulada i militari non comprano neppure un panino” in cui si registra la completa assenza di qualunque ricaduta economica della presenza del poligono militare, la cui estensione è simile a quella indicata dalle mappe allegate all’accordo.
(VIDEO) Ascolta il parere degli abitanti del luogo
Carmelo Salvo, agricoltore di Sperlinga
Vladi Salvo, giovane agricoltore di Sperlinga
Maria Carmela Gallina, abitante e agricoltore di Contrada Santa Venera
Stefano Vespo, portavoce del Comitato identità e sviluppo
Graziano Li Volsi, Movimento difesa dei Territori
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