NO all’estradizione di Nekane!
Nekane Txapartegi, giornalista e militante della sinistra indipendentista basca, è l’ennesima vittima dell’apparato repressivo spagnolo messo in campo contro il movimento che da decenni lotta per l’indipendenza di Euskal Herria.
Nekane, da un anno si trova ristretta presso il carcere di Zurigo, su di essa pende una richiesta di estradizione emanata dalle autorità spagnole.
La storia di Nekane è simile a quella di tante prigioniere e di tanti prigionieri baschi, imprigionati spesso senza alcuna vera e propria prova, o addirittura in seguito a confessioni estorte dietro torture perpetrate dalle forze di sicurezza spagnole.
L’arresto della compagna avvenne nel 1999 ad opera della Guardia Civil; Nekane venne messa in regime di “incomunicaciòn” periodo della durata di 5 giorni durante il quale nessun diritto viene garantito ai detenuti, nessun contatto con l’esterno, né tantomeno con gli avvocati. Durante questo regime carcerario riservato ai prigionieri politici baschi viene spesso usata violenza sotto varie forme: minacce, privazione del sonno, pestaggi, scosse elettriche ed abusi sessuali.
Di questo disumano trattamento fu vittima Nekane, come confermarono le perizie mediche che verificarono lo stupro di cui essa fu vittima, perpetrato da quattro dei suoi aguzzini a tutt’oggi rimasti impuniti. Dopo nove mesi di carcerazione preventiva Nekane fu rilasciata, ma a suo carico, insieme ad altre centinaia di militanti politici baschi, nel 2007 fu istruito un maxi processo nel quale venne accusata di aver collaborato a vario titolo con ETA, e per questo fu condannata ad 11 anni di reclusione poi ridotti a 6 anni e 9 mesi.
La condanna a Nekane si regge su dichiarazioni rese sotto tortura e quindi, in base a quanto stabilito dalla Corte Europea per i diritti dell’ uomo, non valide ai fini di un processo penale; inoltre, lo stesso organismo vieta l’estradizione di prigionieri verso paesi che praticano la tortura.
Resasi irreperibile dopo la condanna ed il conseguente mandato di cattura spiccato a suo carico, Nekane viene scovata dai servizi segreti spagnoli a Zurigo nel 2015 e quindi tratta in arresto nell’aprile del 2016, in attesa che la Svizzera decida se concedere l’estradizione in Spagna.
Qualche settimana addietro, il tribunale supremo spagnolo ha ridotto la pena a carico di Nekane a 3 anni e 6 mesi, col chiaro intento di influire sulla scelta di estradizione di cui è chiamata ha rispondere la Svizzera; le normative vigenti vietano l’estradizione in queste condizioni.
L’accanimento giudiziario e le torture subite da Nekane non rispettano assolutamente i minimi principi di diritto riconosciuto ai detenuti. La sua eventuale consegna allo stato spagnolo sarebbe un ulteriore sfregio non solo alla dignità della militante basca, ma a tutta la lotta per l’indipendenza portata avanti dal popolo basco che ancora oggi, nonostante il cessate il fuoco dichiarato da ETA nel 2011 e l’annunciata prossima consegna delle armi, è vittima di un vergognoso e inaccettabile accanimento repressivo.