Musumeci e rifiuti: orecchie da mercante.
Si dice far orecchi da mercante quando qualcuno, con l’intento di fare i propri affari e rifilarti i propri “prodotti”, finge di non sentire o di non capire quello che gli viene detto. Musumeci e i suoi tecnici fanno orecchi da mercante e il prodotto dei mercanti burocrati è burocrazia. È questo il “nuovo” Piano dei Rifiuti del Governatore siciliano: un pasticcio burocratico.
Ma davvero Musumeci crede che il problema dei rifiuti sia risolvibile con la riproposizione di Autorità d’Ambito (ADA) che gestiranno in modo “trasparente” le gare d’appalto per nuovi impianti e la raccolta dei rifiuti? Musumeci ripropone la storiella della Regione che “programma e controlla” mentre le Autorità d’Ambito gestiscono e torna a parlare di Macro aree (nuovo nome assegnato alle vecchie province) come se l’esperienza degli ATO – con la crisi finanziaria da questi baracconi provocata – non abbia insegnato proprio nulla. Musumeci, per risolvere il problema della raccolta differenziata, vuol ricorrere al potere di commissariamento dei Comuni inadempienti, ma i Comuni si trovano sempre più senza soldi per poter “adempiere” nei modi opportuni alla differenziata.
“No inceneritori, si alla Green economy” – sbraita Musumeci – ed eccola la Green economy del Governatore: un fiorire di progetti per tanti piccoli inceneritori chiamati “bio”-masse e “bio”-gas. Già, ma il Governatore vuole anche tanti nuovi e attivi stabilimenti di compostaggio. E su questo avrebbe pure ragione se non fosse per il fatto che quelli autorizzati sono tutti privati e tutti a processo anaerobico.
La commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti nella sua relazione sul ciclo dei rifiuti in Sicilia del 19 luglio 2016 così argomentava:
«come confermato anche da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo, i fatti di corruzione che si sono consumati in un ufficio cardine nel settore dei rifiuti, ovverosia quello competente al rilascio delle autorizzazioni, sono di tal gravità che da essi si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore dei rifiuti; il quadro di corruttela venuto alla luce è pertanto, senza ombra di dubbio, caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private…»
Nulla è cambiato: il “caso Montante”, il “Sistema Siracusa”, il caso di Augusta e quello di Scicli sono lì a dimostrarlo. Stato e Regione sono un impasto di crimine e burocrazia.
La verità è che non potrà esserci alcuna soluzione fino a quando le competenze non saranno tutte dei Comuni e tutte a controllo popolare e fino a quando si lascerà ai privati gestire funzioni proprie delle comunità.