Orlando non riconosce il dissesto e programma la svendita del patrimonio comunale
Giorni di grande lavorio a Palermo, dentro al Palazzo delle Aquile, dove un’amministrazione con l’acqua alla gola cerca in tutti i modi di negare l’evidenza e salvare il salvabile. Il grande mostro del dissesto finanziario sembra essere ormai strada obbligata, condizione oggettiva delle casse comunali. Ma il sindaco Orlando continua a cercare vie per evitare di ammettere alla città ciò che è evidente.
E lo fa con l’istituto del piano di riequilibrio pluriennale, che non si è dimostrato strumento utile a superare lo stato di dissesto dei comuni
L’esempio più lampante in Sicilia è Catania che, appunto, dopo anni di piano di riequilibrio, alla fine il dissesto l’ha comunque dovuto dichiarare.
Un piano di riequilibrio, quello palermitano, che conterrebbe la vendita di alcuni beni immobiliari storici di proprietà del comune, nel tentativo di fare cassa. Proprio come fatto anche a Napoli e Messina.
In svendita il patrimonio cittadino
E Al di là della barbara idea di mettere in vendita beni di grande valore economico, culturale e sociale pur di non ammettere un fallimento, il problema sta nell’approccio stesso che l’amministrazione sceglie di avere verso il dissesto finanziario. Un fatto che ha ricadute politiche e sociali su tutta la città, viene trattato come una questione meramente ragionieristica: somme e sottrazioni per far quadrare i conti, invece di fare si che a prescindere da tutto vengano garantiti i servizi minimi ed essenziali come asili, trasporti e gestione rifiuti
Si prova a dissimulare invece di mettere il luce i problemi focali: negli anni i trasferimenti stato-enti locali si sono ridotti all’osso, e con questi i fondi destinati ai servizi per il cittadino. E quei pochi fondi pervenuti, sono stati il più delle volte utilizzati male e al fine di garantire e difendere clientele e interessi economici particolari.
E’ ora di parlare di responsabilità
E proprio il sindaco Orlando, che da presidente dell’anci da mesi elemosina allo stato una risoluzione al problema della crisi finanziaria dei comuni siciliani, invece di assumersi le sue responsabilità e aprire una vertenza seria con il governo italiano, porta avanti una ridicola pantomima che palesa solo la sua volontà di salvare la faccia di fronte alle recriminazioni che nascerebbero da un comune in dissesto economico a fine mandato.
E noi lo capiamo Orlando, perché per fare ciò dovrebbe ammettere di essere uno dei responsabili. insieme a tutte le forze politiche che siedono in consiglio comunale – espressione dei partiti nazionali.
Sono loro che ci hanno portato nel punto in cui ci troviamo adesso. Altro che elezioni amministrative, altro che maggioranza e opposizione, centro destra e centro sinistra. La verità è che se ne dovrebbero andare tutti a casa. La verità è che bisognerebbe sperimentare forme di gestione della città e dei suoi quartieri, restituiscano capacità decisionale agli abitanti, che rompano completamente con questo modo di intendere la politica e la rappresentanza istituzionale.