Lavoratori Almaviva a rischio. ITA non rispetta la clausola sociale

Lavoratori Almaviva a rischio. ITA non rispetta la clausola sociale
Nel passaggio da Alitalia a ITA, 570 lavoratori palermitani Almaviva Contact rischiano di perdere il posto di lavoro.

 La società ha chiesto al governo l’istituzione di un tavolo tecnico per scongiurare la catastrofe. Mentre si attendono risposte, i lavoratori, che pure continuano a prestare servizio, temono per il loro futuro.

 

Il passaggio senza clausola sociale

La nuova compagnia aerea ITA (Italia Trasporto Aereo) si sta preparando a sostituire Alitalia. Nel passaggio di testimone, a inizio agosto è stato espletato il bando di gara per i servizi di call center della compagnia. Bando che è stato reso noto il 31 luglio (un sabato pomeriggio) e la cui presentazione delle domande scadeva il 4 di agosto. A vincerlo è stata la società milanese Covisian, che sostituirà Almaviva contact nella gestione del servizio.

Il passaggio però non sembra prospettarsi indolore, perché nello stesso bando di gara non era contemplata la clausola sociale, che avrebbe garantito la continuità occupazionale a tutti i lavoratori della società uscente. Neanche in una nota diffusa qualche giorno fa da ITA proprio sulla gestione dell’assistenza clienti si è fatto accenno al destino dei lavoratori che attualmente ne curano il servizio.

 

Almaviva contesta il bando

Con una nota, l’azienda uscente si è appellata al governo per fare chiarezza su questa vicenda. Già negli scorsi giorni le parti sociali e il Comune di Palermo si erano espressi sul tema, reclamando l’istituzione di un tavolo istituzionale. La richiesta è stata avanzata al Ministro delle Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando.

«Un bando di gara per servizi di call center privo di riferimenti alla clausola sociale, comprensivo invece di un punteggio premiale per l’indicazione di una sede operativa a Roma, con evidente penalizzazione per chi operi da tempo nel Mezzogiorno del paese, guidato dal criterio del massimo ribasso economico e da una base d’asta insufficiente a coprire anche il solo costo del lavoro, elemento determinato con Decreto dal Ministero del Lavoro perché non riducibile».

E prosegue: «Una responsabilità grave, quella assunta da ITA, che provocherebbe non solo il conseguente, obbligato ingresso in regime di ammortizzatore sociale al 100% entro i prossimi giorni per le 621 persone finora impegnate sullo stesso servizio, ma si dimostrerebbe un segnale ancora più distruttivo per l’intero settore, provenendo da una società totalmente pubblica».

 

Quale futuro per i lavoratori?

I lavoratori di Palermo e quelli di Rende (in Calabria) al momento si trovano immersi in un vero e proprio incubo. Come Alitalia questi lavoratori, negli anni, si sono sobbarcati il peso di gestire situazioni emergenziali dentro cui spesso si è trovata la compagnia. E stanno, in questo momento, continuando a dare assistenza ai passeggeri in difficoltà. La loro professionalità e le loro competenze vogliono essere sacrificate dalla nuova compagnia sull’altare del risparmio economico, giocando sul costo del lavoro delle persone. Palermo e la Sicilia, nel mezzo della crisi che stiamo affrontando, non si possono permettere di perdere questi posti di lavoro

«ITA è una azienda pubblica e come tale non può sfuggire all’applicazione delle clausole sociali previste per legge e dal contratto nazionale delle telecomunicazioni. Non si perda altro tempo, i lavoratori di Palermo gestiscono il servizio clienti Alitalia da quando è nato, da ben 20 anni. E oggi, seppure senza alcuna certezza per il loro futuro, continuano a gestire i clienti della vecchia compagnia con professionalità e cortesia. Questa città non può permettersi un’ulteriore emorragia occupazionale» – hanno dichiarato le segreterie nazionali dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil.

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