Palermo: in piazza gli aspiranti specializzandi in attesa delle graduatorie
«Senza specialisti, vi curano i ministri» Questo lo slogan degli specializzandi siciliani che oggi si sono ritrovati in piazza davanti al Teatro Massimo, a Palermo. Il motivo della protesta? L’ulteriore slittamento della pubblicazione della graduatoria dei circa 14 mila vincitori al concorso nazionale di specializzazione in medicina.
La rabbia degli aspiranti specializzandi
La protesta è scoppiata in tutta Italia da giorni. Sono mesi che gli aspiranti specializzandi attendono le graduatorie definitive. Era infatti il 22 settembre 2020 quando 24 mila candidati hanno sostenuto il concorso nazionale di specializzazione in medicina. La pubblicazione della graduatoria di circa 14 mila vincitori sarebbe dovuta avvenire al 5 ottobre.
Ma da allora si sono susseguiti solo numerosi rinvii; l’ultimo – si spera – pochi giorni fa. «L’ultimo avviso è stato comunicato il 3 dicembre, con le assegnazioni che dovrebbero slittare al 15 dicembre» – afferma un medico oggi in piazza. E continua: «la presa di servizio dei vincitori è fissata al 30 dicembre».
A far imbestialire gli aspiranti specializzandi non è solo l’infinita attesa, ma anche la consapevolezza che dovranno spostarsi – non si sa dove ma anche a 1000km di distanza dalla residenza – e con pochissimo tempo di preavviso. Si consideri peraltro che, tra coloro che sono in attesa di notizie, c’è anche chi non risulterà vincitore e ha tutto il diritto di saperlo al più presto, magari per cercare un altro impiego.
Un ritardo ingiustificato e ingiusto
In un periodo di piena emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo questo ritardo ingiustificato appare alquanto assurdo. Non è la prima volta che parliamo di questo tema, ma a quanto pare nessun passo avanti è stato fatto. Né dal governo regionale, né da quello nazionale. La carenza di organico negli ospedali è un problema che esiste da anni e che abbiamo visto emergere con chiarezza in questo ultimo periodo di pandemia.
«Siamo l’unico Stato in cui quasi 24.000 medici vengono lasciati a casa durante una pandemia. Pertanto, possiamo definirci medici in ostaggio: del ministero, della burocrazia, di una organizzazione fallace»