Piloti caccia – Leonardo’s war propaganda school
Inquadrature accattivanti, colonna musicale degna di un film d’azione, personaggi umani e alla mano, con cui entrare in empatia e modelli da emulare. Questa a primo impatto è la serie targata Leonardo sui piloti dell’aeronautica militare della prestigiosa International Flight Training School (IFTS). Il programma si immerge nella vita degli allievi della IFTS, mostrandone la quotidianità, le storie, le relazioni, la personalità e le caratteristiche soggettive di ogni pilota.
Ma perché mai Leonardo S.P.A. dovrebbe produrre una serie sulla vita di giovani piloti dell’aeronautica militare? Qual è il suo scopo?
Leonardo, con il format della serie con le caratteristiche che citavamo all’inizio, mira a vendere un modello di vita a cui potenzialmente altri giovani su scala nazionale possano aspirare. È facile empatizzare con le figure presentate di giovani (tenenti) mostrati come normali ragazzi con un sogno da realizzare: difendere il proprio paese, il tutto veicolato da una narrazione sensazionalista ed eroica del lavoro svolto.
L’impronta nazionalista è fortissima, la retorica della difesa dei territori dello Stato Italiano da un non ben identificato nemico anche.
La serie comunica esplicitamente, attraverso le figure di piloti che si occupano di missioni di salvataggio (quindi non esclusivamente di operazioni militari, come si vende Leonardo), che gran parte dell’addestramento serve ad abituarsi a possibili teatri di guerra nei nostri territori e non solo. Avendo adesso un quadro di cosa veicola la serie e sapendo già cos’è Leonardo S.P.A. possiamo rispondere più profondamente alle domande che ci siamo postə prima.
L’obiettivo di Leonardo è mettere su un apparato di propaganda militarista e guerrafondaia, di arruolare tra le sue fila i giovani a cui vende il modello di vita dell’eroe coraggioso pronto a difendere la Nazione da tutto e tutti. Leonardo si rende “catchy”, abitua lo sguardo dello spettatore a possibili scenari di guerra sempre più vicini e sempre più reali.
Nei nostri territori la preparazione alla guerra è ormai evidente: dalle politiche sulla natalità per reclutare nuovi soldati rigorosamente bianchi e italiani in futuro, alle basi e ai presidi militari preesistenti e nascenti (come a Coltano); dall’esercito nelle strade (come alla Vucciria dopo i fatti di Palermo) alla crescente repressione dei movimenti studenteschi da parte della polizia. Tutti questi tasselli fanno parte di un piano di preparazione globale a un’escalation bellica sempre più vicina, già in corso in molti territori, spesso lontani dagli occhi e dal cuore dell’Occidente. Le stesse direttrici che tracciamo in questa propaganda di guerra (mentalità statalista, nazionalismo, militarismo…) sono le stesse che da decenni permettono la spartizione arbitraria e la devastazione dei territori del Medio Oriente e i genocidi delle popolazioni che abitano quei territori, uno tra tutti il popolo palestinese.