Prezzi troppo bassi. Protestano gli agricoltori madoniti : «costretti a distruggere i raccolti»
A Sciara, in provincia di Palermo, gli agricoltori sono costretti a distruggere i prodotti dei loro raccolti perché vengono svenduti.
Vendono a un prezzo troppo basso in proporzione alle spese necessarie all’attività di coltivazione. Così, gli agricoltori di Sciara in questi giorni hanno demolito gli ortaggi non trovando più conveniente raccoglierli.
I danni della grande distribuzione
Sono tante le piccole aziende agricole, presenti nel territorio delle basse Madonie, che si trovano in questa situazione. Anche a Buonfornello, Termini Imerese e Caccamo si verificano distruzioni di interi raccolti di pieno campo. Le coltivazioni principali qui sono di broccoli, carciofi e finocchi.
«Gli agricoltori che lavorano la terra sono costretti a vendere i prodotti a cifre fuori mercato. La vendita di un broccolo ai mercati locali spesso varia tra i 20 e i 10 centesimi. Noi al supermercato lo compriamo a un prezzo dieci volte superiore. In questo modo i produttori delle aziende locali non riescono a recuperare neanche le spese di coltivazione» – spiega Maria Montagno, dottoressa agronoma operante nel settore produttivo delle basse Madonie.
«La situazione pandemica attuale di certo non aiuta, perché costringe ristoranti, mense e mercati popolari a interrompere la propria attività per lunghi periodi. Inoltre, a causa dei costanti divieti di spostamento imposti dal governo, i commercianti delle alte Madonie non riescono a raggiungere i mercati locali (ad esempio quelli di Palermo e Termini Imerese). Di conseguenza i produttori agricoli non riescono più a far arrivare i propri prodotti». Continua così la Montagno e spiega che in questa fase di emergenza, oltre al problema dello svendere, si sta creando anche il problema dei prodotti invenduti.
Produttori costretti a distruggere il raccolto
È doloroso per gli agricoltori distruggere tutto il ricavato del proprio duro lavoro. Un dolore comprensibile se si considerano le numerose e complesse procedure necessarie alla coltivazione. Tra queste: preparare i terreni, irrigare, piantare, concimare, fare trattamenti, passare gli attrezzi per la manutenzione e così via. Ognuno di questi procedimenti prevede una spesa che è a carico del produttore.
Vengono spesi circa 1600 euro per portare sul banco vendita la quantità di broccoli di un ettaro di terreno. Se il lavoro per la coltivazione di un broccolo viene pagato solo 20 centesimi, si ha un guadagno di circa 1200 euro. In questo modo non si ricavano neanche le spese di produzione. È questo che costringe a distruggere tutti prodotti.
Oltre a vedere la triste scena dei prodotti locali del tutto svenduti o, ancora peggio, buttati, i nostri mercati sono spesso costretti a prendere prodotti provenienti da paesi esteri, senza alcuna garanzia igienico-sanitaria sui prodotti stessi. Gli agricoltori delle aziende di Sciara, come di altri comuni, lavorano invece con i prodotti fitofarmaci autorizzati, necessari a proteggere gli ortaggi da sostanze nocive. Inoltre osservano i piani di concimazione che si basano sull’andamento climatico e soprattutto sulle esigenze nutrizionali di una coltura.
Quale migliore garanzia per la propria salute del consumare un prodotto locale?
Nonostante sembri un concetto banale e ovvio, la realtà economico-produttiva che viviamo prevede che nei supermercati e nei mercati ci siano principalmente prodotti importati. Ciò costringe la popolazione a non consumare prodotti locali, o a consumarne in quantità minime.
«Bisogna attuare misure che ridiano valore a queste produzioni. Fa rabbia vedere che alle nostre produzioni non si da un valore monetario tale da permettere di dare continuità alle coltivazioni. Come se non bastasse, nei nostri mercati arriva merce dalla Spagna e dalla Turchia, schiacciando ulteriormente le piccole e medie imprese agricole siciliane» – aggiunge Maria Montagno.
L’agronoma, insieme a tanti altri, si stanno attivando per costruire processi di valorizzazione delle piccole aziende e più in generale del territorio siciliano. È già stato creato un gruppo Facebook chiamato I cibi della mia terra, Sicilia, in cui si cerca di dare visibilità ai prodotti siciliani.
Le piccole imprese agricole di Sciara e di altri comuni della Sicilia vogliono lanciare un urlo alle istituzioni per far sì che queste si prendano la responsabilità di non lasciare morire l’agricoltura locale, settore che da sempre è motore dell’economia siciliana.