Protesta al Cannizzaro di Catania: la sanità senza infermieri e infermiere non ha futuro
Continuano le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto sanitario, afferenti al sindacato Nursind. Li/le avevamo lasciati e lasciate lo scorso 21 marzo con un presidio sotto la sede dell’ASP 3 di Catania, dove esponevano la situazione critica in cui versa la loro categoria all’interno degli ospedali pubblici.
La protesta di stamattina è stata una prova di come lo stato di agitazione continuerà fino a quando non si otterranno delle soluzioni reali alle numerose carenze nella programmazione e organizzazione all’interno delle strutture. I lavoratori e le lavoratrici si sono dati e date appuntamento proprio all’ospedale Cannizzaro, la cui situazione al suo interno risulta essere abbastanza critica e che rappresenta un esempio del disastro che tutta l’ASP di Catania si trascina con sé. Personale sanitario sottodimensionato rispetto al numero di posti letto e ricoveri, turni massacranti, continue violazioni dell’orario di lavoro, mancanza di figure di supporto per infermieri e infermiere e criticità importanti nell’assistenza.
Quali richieste?
«Abbiamo situazioni gravissime, anche dentro il Cannizzaro, in cui 1 infermiere assiste 20 ammalati. La situazione non riguarda solo il personale infermieristico, ma anche il personale di supporto. Al Cannizzaro abbiamo un personale che è estremamente dimensionato. Chiediamo all’azienda che assuma almeno 70 infermieri e infermiere e almeno 100 unità di supporto OSS» – dichiara Salvatore Vaccaro, segretario territoriale Nursind. Alle continue segnalazioni, l’azienda ha sempre taciuto. Anzi, succede addirittura che al sottodimensionamento del personale, ci sia un sovradimensionamento di figure amministrative e mediche. Alcune testimonianze ci descrivono il rapporto tra numero di personale e posti letto che ci descrivono il livello agghiacciante della realtà. Per esempio, nel reparto di neurochirurgia ci sono solo 19 infermieri e infermiere su 36 posti letto. La stessa cosa nel reparto di ortopedia, addirittura 19 figure su 40 posti tendenti a 47. In ogni reparto, lo stesso disastro. Non è un caso che da diverse ricerche emerga come l’assistenza infermieristica incida sulla sicurezza del o della paziente e la qualità delle cure stesse, soprattutto durante questa fase storica in cui si deve rispondere ad un ingente carico assistenziale. Infatti, il rapporto ottimale infermiere-a/ paziente dovrebbe essere di 1:6 per garantire un’assistenza infermieristica adeguata.
«Non siamo carne da macello! Restituiteci dignità!»
Dopo numerose denunce all’ispettorato del lavoro, ai NAS e persino alla Regione tutto continua a tacere. Eppure, una soluzione reale va data. Non è possibile garantire cure alla popolazione, non possiamo parlare di buona sanità fino a quando ci sarà carenza di personale sanitario, fino a quando non sarà restituita giusta importanza al ruolo centrale che ricoprono dentro il sistema sanitario.
«Non siamo carne da macello! Restituiteci dignità personale e professionale» – dichiara un’infermiera presente.
Le proteste di oggi si inseriscono nel quadro di mobilitazione in tutta l’isola che in questi mesi chiede a gran voce l’accesso a strutture sanitarie efficienti nei propri territori. Sappiamo benissimo che la pessima condizione in cui versano gli ospedali, la stessa di tanti altri in Sicilia, è la diretta conseguenza di tagli alla sanità pubblica perpetrati da governi nazionali e regionali. È proprio in questo momento che crescono sempre di più comitati per la salute territoriali che combattono la malasanità nell’isola, si moltiplicano le proteste in tutti i territori per proporre un’alternativa reale che tenga conto dei bisogni delle persone che vi abitano, per ribadire che c’è bisogno di una sanità libera da logiche aziendali e di profitto.