Rapporto «Ecosistema Scuola»: diritto allo studio e disuguaglianze territoriali

Rapporto «Ecosistema Scuola»: diritto allo studio e disuguaglianze territoriali
Qualche giorno fa è stato pubblicato da Legambiente il XXI rapporto sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi in Italia: Ecosistema scuola. Il documento riporta i numeri delle disuguaglianze territoriali, in particolare quelle tra regioni come la Sicilia e quelle del Centro e del Nord Italia.

Nessuna novità rispetto a tanti altri report, ma non potevano non riportare, analizzare e commentare dati che, ancora una volta, fanno emergere un quadro desolante e le responsabilità di chi governa e ha governato l’Italia e la Sicilia.

 

PNRR e certificazione antisismica

Il report parte dai fondi destinati dal PNRR alle scuole italiane e da come il governo intende utilizzare le risorse per superare divari territoriali ed emergenze strutturali. Secondo quanto annunciato dal ministro Bianchi, per la ristrutturazione degli edifici scolastici sono destinati 500 milioni di euro. Pochi se consideriamo che nel 2020 la media di euro investiti per l’edilizia scolastica nei comuni che adesso dovrebbero ricevere i fondi del Recovery, era di 215.551 euro a edificio.

E da qui passiamo subito ai dati allarmanti per la Sicilia. Nel report si legge che circa il 60% di scuole che insistono in area sismica 1[1] non sono state progettate o adeguate secondo la normativa tecnica di costruzione antisismica. Questo significa che meno di una scuola siciliana su 3 è conforme alle norme antisismiche. Percentuale che nell’area sismica 2[2] supera il 90%. E come se non bastasse solo sul 15,5% degli edifici è stata la verifica di vulnerabilità sismica. Numeri che avrebbero dovuto da tempo fare scattare un campanello d’allarme visto che l’87% delle scuole siciliane si trova in un’area con sismicità medio-alta.

Inoltre, più di una scuola su due (il 51%) non è in possesso del collaudo statico o del certificato di agibilità (il 53%), quasi sette scuole su dieci (il 66,5%) non sono in possesso del certificato di prevenzione per gli incendi. Una situazione che disegna una differenza tra Nord e Sud molto marcata, come mostrato nella tabella seguente.

 

 

Mense scolastiche e tempo pieno

Per quanto riguarda, invece, le mense e, di conseguenza, il tempo pieno, sembra che verranno destinati nel PNRR circa 400 milioni di euro.

Come emerge anche nel report, se sono mense nuove, ci auguriamo che siano anche connesse ad un investimento nellampliamento del tempo pieno soprattutto nelle scuole del Sud e delle Isole che oggi hanno rispettivamente il 12,2% e il 19,9% di classi interessate da questa modalità, contro una media nazionale del 32,3%.
Il servizio mensa secondo i dati della nostra indagine, anche per carenze infrastrutturali, è assente mediamente in circa il 40% degli edifici scolastici, circa il 64% nelle Isole.

Infatti, possiamo subito notare le differenze sostanziali tra Nord e Sud per quanto riguarda le mense e il tempo pieno, nella seguente tabella.

Ma il report è lungo e porta alla luce anche altri deficit delle strutture scolastiche siciliane: solo il 36,4% possiede palestre, campi esterni o piscine e dove ci sono nel 22,3% dei casi necessitano di urgenti interventi di riqualificazione.

 

La Sicilia, fanalino di coda dello Stato italiano

Quanto riportato da Legambiente ovviamente non ci coglie di sorpresa. Conosciamo benissimo la situazione delle scuole dell’isola.

Guardare i numeri, però, è sempre utile. A maggior ragione quando danno la misura della gravità del problema e di quanto siano grandi e gravi la responsabilità di chi governa e ha governato la Sicilia e l’Italia.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza poteva essere lo strumento per ridurre il divario e, di conseguenza, le ingiustizie. Per dare dignità alla scuola, mettendo in sicurezza gli edifici e dove necessario, costruendone di nuovi. Per fare crescere le percentuali di tempo pieno e permettere a qualche docente di tornare a insegnare, o di potere restare, in Sicilia. Ma così non sarà. Ci diranno che c’è da festeggiare perché avremo lavagne multimediali e wifi in ogni plesso, mentre gli stessi saranno ancora cadenti e sempre più vuoti.

Questo report ci ricorda che la ripresa del paese è stata scritta in funzione dei territori ricchi e quindi quanto la politica nazionale sia lontana da noi, dai nostri bisogni e delle nostre necessita.

 

[1] È definita area sismica 1 la zona più pericolosa. La probabilità che capita un terremoto è alta.

[2] In questa zona sono possibili forti terremoti.

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