Riders in sciopero a Palermo. «Niente consegne senza diritti».

Riders in sciopero a Palermo. «Niente consegne senza diritti».
È scattato martedì sera lo sciopero di 1300 riders della piattaforma Glovo a Palermo, e a loro si sono subito aggiunti anche quelli di Deliveroo. Sono tanti e arrabbiati i lavoratori e le lavoratrici che si incontrano in questi giorni fuori da Mc Donald’s, Zangaloro e altri punti di ristoro del capoluogo siciliano. «Ci è stato tolto tutto» dicono, «negli ultimi anni è diventato un vero e proprio caporalato senza nessun diritto». Clima acceso in città per lo sciopero dei riders. Piattaforma di Glovo bloccata e attesa di una risposta da parte dell’azienda. 

I riders e le riders delle piattaforme di delivery sono in agitazione. Dopo numerosi confronti tra una consegna e l’altra e un intenso passaparola sui social, hanno deciso di mobilitarsi e spegnere i motori. Sono arrivati al limite: tariffe orarie ogni anno più basse, zero assicurazioni, totale asservimento all’algoritmo della piattaforma, nessun diritto. Si ritrovano in questi giorni – coprendo l’intera giornata dalle 8:00 del mattino alle 3:00 di notte –  nei principali punti di ristoro di Palermo. In questi presidi la composizione è eterogenea, unita da rivendicazioni chiare e condivise.

Le rivendicazioni

Vogliono una tariffa oraria garantita, il blocco delle assunzioni, trasparenza degli algoritmi. Il loro lavoro, infatti, è basato tutto sul “punteggio” dato dall’algoritmo. Ogni lavoratore ha assegnato un voto da 1 (più basso)  a 5 (più alto) che permette loro di avere “sbloccate” le consegne. Ma per aumentare il punteggio, devi consegnare di più, nelle ore e nei giorni più produttivi (vd. weekend) e se la settimana successiva consegni meno, il punteggio scende nuovamente. «È tutta una corsa contro il tempo e rischiando la vita». Questa è la frase più sentita tra gli scioperanti. Il tutto senza avere nessuna garanzia, con mezzi a proprie spese, tempi d’attesa non pagati e sottomessi totalmente alle scelte algoritmiche.

Un sistema che punta all’iper-produzione a 0 costi per l’azienda. Più consegne significa più soldi ma solo se vai il più veloce possibile. «Io faccio tutto il possibile, passo col rosso, vado veloce, ma spesso non ce la faccio». Si riferiscono anche alla sfida del weekend messa in campo dalla piattaforma delivery: se fai 12 consegne nell’arco di un tempo prestabilito ricevi una ricompensa di 20€. Un vero e proprio ricatto per chi guadagna ad oggi 2,70€ a consegna che – togliendo le tasse – non arriva a 1,70€ netti. 

Lo sfruttamento chiamato “lavoro”

Si tratta, insomma, di una realtà fatta di cottimo, assenza di tutele, paghe bassissime. Spesso rischiando la vita. Una forma brutale di sfruttamento in cui lavoratrici e lavoratori, privi di ogni diritto, sono completamente isolati l’uno dall’altro e controllati da una piattaforma digitale, malamente retribuiti, licenziabili senza problemi. Un complesso algoritmo decide chi chiamare e chi no basandosi sul fatto che se sei disposto a rispondere sempre e comunque, a qualunque ora e con qualunque tempo prendi più punteggio, se sei meno disponibile cali. Il tutto senza che il lavoratore abbia alcuna garanzia: non gode di ferie, malattie, assicurazioni sul lavoro, deve metterci il mezzo e lavorare indifferentemente con pioggia o bel tempo.

Sciopero come strumento di lotta necessario

Allo stesso tempo, però, la risposta dei lavoratori e lavoratrici è giusta e necessaria. Lo sciopero come strumento di lotta risulta essere oggi la risposta più importante a un meccanismo capitalista che sfrutta sempre di più e arricchisce i molti a discapito di pochi. Non è un caso che la prima forma di lotta che il Governo vuole colpire attraverso il DDL 1660 è proprio lo sciopero (e i picchetti). Portare avanti con determinazione – e senza arrendersi – la lotta a questo modello economico attuale è l’unica risposta possibile alla normalità a cui vogliono relegarci.

Che la lotta continui!

Adesso si aspetta l’arrivo del fine settimana, il momento in cui si fanno più consegne. Se si riuscirà a mantenere lo sciopero fino ad allora, per l’azienda – che ancora non ha dato nessuna risposta – sarà una perdita molto grossa, considerato che al momento il servizio è bloccato (Glovo è la piattaforma più usata in città). Ma si parla di una perdita anche per altre grandi catene di ristorazione – come la grande multinazionale Mc Donald’s – perchè punto di ritrovo principale dello sciopero dove tantissimi ordini sono stati rifiutati dai riders.  I lavoratori e le lavoratrici sono determinati, che la lotta continui.

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