Rientro a scuola: nessuna risposta adeguata dalle Istituzioni. Scioperi e proteste a Catania e provincia
La conferenza di Draghi del 10 gennaio preannunciava l’abbandono delle comunità scolastiche nell’affrontare il rientro in classe contemporaneamente al picco di contagi che stiamo vivendo, consegnando non uno strumento in più per non dover scegliere tra diritto alla salute e diritto allo studio.
Lo scaricabarile del Governo
Il Presidente del Consiglio, riciclando le istanze studentesche a fatica riconosciute come rilevanti durante lo scorso anno scolastico, le ha usate per mettere in secondo piano la situazione epidemiologica che in Sicilia colpiva quasi tutte le famiglie. Così hanno fatto anche il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ed il governo regionale. Musumeci, infatti – dopo aver temporeggiato e prolungato le vacanze natalizie di tre giorni – non ha messo in atto alcuno strumento utile di prevenzione del contagio nelle scuole che aveva promesso, nascondendosi dietro l’esigenza di dover rientrare in presenza a tutti i costi.
La risposta degli studenti a Catania
Ciò ha provocato una reale preoccupazione tra studenti, studentesse e famiglie, accentuata dalla totale mancanza di informazioni. In molti e molte hanno voluto prendere posizione contro una gestione che prevede interventi solo di tipo emergenziale, senza porre cambiamenti strutturali, voluti dalle mobilitazioni che in autunno hanno attraversato il capoluogo etneo. E anche questa volta, l’ANCI ha fatto orecchie da mercante nei confronti di ciò, non rispondendo adeguatamente neppure alle richieste formali presentate dagli organi della rappresentanza studentesca.
La scelta del sindaco di Catania, Pogliese, di chiudere fisicamente le scuole non ha accontentato nessuno: nessuna indicazione sul tipo di didattica da adottare, se asincrona o DAD, o sulle misure che le scuole avrebbero dovuto prendere. Così i dirigenti hanno comunicato alle ore 22:30 di mercoledì 13 se gli studenti e le studentesse avrebbero dovuto collegarsi o meno da casa.
Questa trafila di comunicazioni improvvise e insufficienti ha spinto molti studenti e studentesse a rispondere col rifiuto di collegarsi a lezione e di avallare questa solo apparente tutela della loro salute.
Al liceo N. Spedalieri, studenti e studentesse hanno scioperato facendo un sit-in davanti alla scuola, affermando chiaramente che la DAD non è una risposta valida alle richieste di messa in sicurezza fatte. Gli studenti hanno più volte ripetuto quali, secondo loro, sono invece i mezzi necessari: screening periodici di test antigienici, distribuzione di mascherine ffp2 e ottimizzazione dei sistemi di aerazione. I/le partecipanti allo sciopero sono rimasti tutta la mattina nello spazio antistante la scuola, esplicitando che anche se lunedì 17 si fosse prescritto il rientro in presenza, la protesta sarebbe continuata. In questo modo hanno voluto tirarsi fuori dallo sterile dibattito “si DAD – no DAD”.
Il comunicato condiviso tra i vari gruppi aderenti alla protesta è stato successivamente sottoscritto da diversi docenti della scuola. Contemporaneamente, anche al polivalente di San Giovanni la Punta, dove il sindaco aveva confermato il rientro in presenza, gli alunni e le alunne hanno attuato uno sciopero di massa, che si è prolungato per i giorni successivi.
Vogliamo scuole sicure!
Lo slogan che ha caratterizzato la giornata di giovedì, come tutte le giornate di lotta nei mesi precedenti, è stato: «VOGLIAMO SCUOLE SICURE». Dai tetti che questo autunno sono crollati nelle maggior parte delle scuole di Catania e della provincia, dalla mancanza di sostegno psicologico per gli studenti e le studentesse, a nessun tipo di ascolto da parte delle istituzioni, ci si è resi e rese conto della necessità di un radicale cambiamento della scuola in tutte le sue forme. Una scuola veramente sicura è un luogo in cui non si ha paura di entrare, un luogo in cui ci si senta partecipi e ascoltati nel processo formativo.
Nella giornata di lunedì, in cui tutte le scuole della provincia sono state riaperte, sulla sponda del Liceo Spedalieri e del Polivalente, la protesta si è espansa in diversi istituti. Studenti e studentesse hanno nuovamente scioperato dall’attività didattica, affermando il loro dissenso tramite striscionate davanti gli ingressi delle proprie scuole, tra queste il Liceo Artistico M.M. Lazzaro, il Liceo Linguistico Lombardo Radice, il Liceo Scientifico Boggio Lera e l’Emilio Greco. Tra le parole d’ordine: «Rientro sì, ma come?”.
Lottare fino all’obiettivo!
Successivamente si sono riuniti/e al Bastione degli Infetti in assemblea. Dal confronto è emersa la consapevolezza dell’incapacità delle istituzioni di comprendere ed accogliere le istanze e la necessità di dover stringere e saldare la rete tra studenti/esse di diverse scuole. Un punto centrale nel dibattito è stato quello di riconoscere come richiedere la DAD fosse contraddittorio e vantaggioso solo per chi possiede migliori strumenti di connessione dovuti al proprio privilegio economico. I giovani hanno individuato come primo passo necessario nella continuazione della mobilitazione per il raggiungimento dei propri obiettivi il coinvolgimento dei docenti e dei lavoratori e delle lavoratrici del personale ATA. Così si è conclusa un’altra giornata di lotta. Da questi momenti si sono sperimentate forme di sciopero partecipate nonostante il duro momento sanitario, spingendo diversi/e giovani a mettersi all’opera e uscire dal proprio isolamento, rompendo la narrazione mainstream che li/e dipinge come nullafacenti, incapaci ed egoisti.