Sanità: da gennaio, gli ospedali siciliani rischiano di rimanere senza medicine
I pasticci del sistema sanitario siciliano non smettono mai di stupirci. Da gennaio, la sanità siciliana – a meno che non si riescano a trovare soluzioni – rischia di rimanere senza medicine negli ospedali.
I contratti per i farmaci sono in scadenza
Il 16 novembre 2021 la CUC (Centrale Unica di Committenza) della Regione Siciliana, per mezzo del suo dirigente Antonio Lo Presti, ha inoltrato una pec al Dipartimento di Pianificazione Strategica e all’Assessorato regionale della Salute per metterli a conoscenza dell’imminente scadenza delle Gare Farmaci.
Il 31 dicembre, infatti, i contratti della CUC regionale con le case farmaceutiche scadranno. Secondo la pec inoltrata agli organi competenti «sono in corso di indizione le nuove procedure di gara per farmaci emoderivati, farmaci esclusivi e farmaci non esclusivi, la definizione delle quali, presumibilmente, avrà conclusione entro il mese di aprile 2022». La domanda, quindi, sorge spontanea. Cosa accadrà in questi quattro mesi tra il termine dell’erogazione di farmaci e la definizione delle nuove procedure di gara?
La stessa CUC nella lettera propone due soluzioni al problema: provvedere ad una scorta di farmaci – entro i limiti residui del budget – oppure avviare «nuove procedure con apposita clausola risolutiva espressa» per stipulare dei contratti-ponte sui farmaci, uno per ogni singola azienda, come previsto da una circolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2016.
Le sollecitazioni della Centrale Unica di Committenza non sono state accolte proprio bene dall’amministrazione regionale. Le motivazioni sono molteplici. Da un lato, c’è chi pensa che l’assenza di un indirizzo dettato dall’Ente capofila esponga a un disallineamento dei prezzi e/o a mancate forniture, dall’altro che i così detti contratti-ponte potrebbero essere un terreno minato da enormi difficoltà logistiche e pratiche.
Semu nte manu i nuddu
Insomma, un altro pasticcio che mette in difficoltà il governo Musumeci, ma che sarebbe frutto di un problema strutturale. Le mancanze non sono da rintracciare, infatti, solo nella pianificazione. La CUC – che si occupa della acquisizione e gestione forniture di beni e servizi per la Regione Siciliana ma anche della Programmazione e Monitoraggio di questi – soffre di pesanti carenze di organico.
Ad oggi, oltre al dirigente Antonio Lo Presti (che dovrebbe lasciare l’incarico a febbraio prossimo), vi sono solo tre funzionari direttivi, un funzionario istruttore e due operatori SAS (Servizi Ausiliari Sicilia) in via di stabilizzazione. Sono coloro che dovrebbero gestire miliardi e miliardi di gare relative alla sanità siciliana e non solo.
Nei fatti, semu nte manu i nuddu. Ma non è una novità. È solo l’ennesimo (e di sicuro non ultimo) errore grave di una burocrazia regionale incancrenita, fatta di dirigenti pagati fior fior di quattrini che all’atto pratico servono a poco.
Ma ormai lo sappiamo, per questo governo, come per quelli precedenti, conta di più garantire la clientela politica ( per quel poco che resta) che il diritto alla salute di chi vive in Sicilia.