Scuola? In una colonia non serve!
Procede spedita la distruzione programmatica della scuola in Sicilia. Un elenco di cifre a tanti zeri racconta gli ultimi gemiti di una scuola moribonda e il dramma di intere famiglie costrette a emigrare sotto il ricatto del posto fisso.
Negli ultimi 10 anni 500.000 persone hanno lasciato la Sicilia e in questo processo un ruolo significativo ha avuto proprio l’ultima riforma della scuola. Una vera e propria deportazione di giovani e meno giovani insegnanti, quasi sempre donne, costrette a trasferirsi portando al seguito figli e intere famiglie.
D’altronde a chi resta spetta il confronto con tassi di disoccupazione in spaventosa crescita. Mentre l’Italia risale la china, la Sicilia tocca il fondo del baratro. Nel primo trimestre del 2019 l’Isola ha visto il numero più basso di occupati da quando sono state avviate le serie storiche dell’Istat, nel 1996. I siciliani con più di 15 anni e un lavoro sono un milione 312mila, 38mila in meno rispetto al dato consolidato dell’ultimo trimestre 2018 e 51mila in meno rispetto alla media dell’anno scorso.
Tanti, troppi decidono di andare. Negli ultimi 16 anni, secondo il rapporto SVIMEZ, 1.8000.000 residenti hanno abbandonato la Sicilia, di cui il 90% sono giovani tra i 15 e i 35 anni, e 1/5 di loro sono laureati.
La Sicilia si svuota e di conseguenza le scuole siciliane.
Nell’arco dell’ultimo ventennio, infatti, il numero di alunni si è ridotto di oltre 140mila unità. Di questi, più della metà (84.000) nell’ultimo decennio.
Il prossimo anno scolastico (2019/2020) comincerà con circa 12000 studenti in meno: 5.478 alunni in meno della scuola Primaria, 3.271 delle scuole medie e 2.785 delle scuole superiori.
L’equazione è semplice: meno alunni, meno docenti. In Sicilia quest’anno solo 2.137 posti sono stati destinati dal Miur alle immissioni in ruolo, appena il 4% dei 53.627 posti autorizzati dal ministero dell’Economia. Particolarmente critica la situazione del sostegno: solo 179 le immissioni in ruolo a fronte di circa 8mila posti in deroga, di cui più del 50% per l’insegnamento ad alunni con disabilità grave. Se questi posti venissero stabilizzati si potrebbe consentire ai docenti bloccati al Nord di rientrare in Sicilia e soprattutto garantire continuità didattica ai disabili.
Non c’è da stupirsi allora se le scuole Siciliane crollano e non sono in regola con le norme antisismiche. Chi investirebbe su qualcosa che è destinato a diventare inutile? Chi investirebbe in scuole senza studenti? Il loro destino è quello di essere rase al suolo e di lasciare il posto a discariche, trivelle, basi militari, impianti industriali altamente inquinanti.
Un territorio svuotato della comunità che lo abita diventa indifeso e disponibile a ogni sorta di speculazione e devastazione.
Dietro ai numeri e alle percentuali si nasconde il tentativo di neutralizzazione ogni forma di resistenza nel nostro territorio.