Le scuole siciliane si svuotano: l’altra faccia della colonizzazione
La Sicilia è la prima Regione in Italia per dispersione scolastica e ultima per tempo pieno. È questo lo spaccato che emerge dai dati Istat e Miur relativi al 2018.
Il 22% dei giovani siciliani lascia gli studi dopo la terza media: a Catania su una popolazione fra i 18 e i 24 anni di 91.263 soggetti, ben 23.675 con la terza media hanno lasciato la scuola anzitempo; di questi, solo 708 hanno concluso corsi di formazione professionale, e 22.968 non hanno completato nulla. Qui il tasso di abbandono è del 25,2%, fra i più alti d’Italia (peggio Caltanissetta), con la media al Sud che è del 18,5%. Segue Palermo col terzultimo primato: 21.130 giovani che lasciano tutto, nessuno che ha completato corsi, su 103.443 giovani (20,4%). Non va meglio Messina, col 15,7% e 7.311 giovani che hanno perso la rotta. Valori elevati di abbandoni anche nelle altre città siciliane: Siracusa, 5.180 (16,9%); Ragusa, 6.170 (23,88%); Enna, 3.012 (22,9%), Caltanissetta, 6.628 (27,1%); Agrigento, 5.794 (16%); Trapani, 7.263 (20,3%).
Dati, temi, nodi irrisolti che ipotecano il presente e il futuro delle scuole dell’Isola. Facendo riferimento alla più diffusa misura di dispersione scolastica a livello internazionale, gli “early leavers from education and training (ELET)”, la percentuale di giovani che abbandona il sistema formativo è pari al Sud al 18,5%, a fronte dell’11,1% delle regioni del Centro-Nord, entrambi superiori sia al target di Europa 2020 (10%) che alla media europea (10,6%). In numeri assoluti vuol dire che quasi 600 mila giovani, di cui 300 mila nel Mezzogiorno che, pur avendo al massimo la licenza media, restano fuori dal sistema di istruzione e formazione professionale.
La storia ci insegna che il colonialismo conduce all’impoverimento dei popoli colonizzati, non solo in termini economici, ma anche sotto l’aspetto culturale. E’ questa la lente con cui ci sembra corretto leggere un processo di svuotamento della scuola pubblica siciliana che procede in simbiosi con quello altrettanto spedito di distruzione e desertificazione dei territori del mezzogiorno ed in particolare della Sicilia. Negli ultimi 15 anni il numero degli iscritti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado è passato da 769.111 a 642.486. Una caduta che trova spiegazione nella flessione della natalità e nel fenomeno dell’emigrazione. Dal 2002 ad oggi la Sicilia ha perso oltre 140 mila residenti attraverso trasferimenti netti verso altri territori nazionali e esteri. Un processo di emigrazione, il più delle volte forzato, che svuota un territorio e lo rende sempre più disponibile alla devastazione selvaggia e alla speculazione ai danni di quanti scelgono ancora di rimanere e di continuare a lottare.