Sicilia zona arancione: di chi è la colpa?

Sicilia zona arancione: di chi è la colpa?
Oggi entra in vigore il nuovo Dpcm che divide le regioni in tre aree e definisce le rispettive misure restrittive. La Sicilia è stata inserita insieme alla Puglia nella zona arancione. E le lamentele di Musumeci non si sono fatte attendere.

Fino a poco più di una settimana fa, il presidente prometteva di dare battaglia per la riapertura di ristoranti e bar dopo le 18. E, invece, da oggi, bar e ristoranti resteranno chiusi tutto il giorno. Almeno fino al 3 dicembre. E lo stesso vale per tante altre attività. La Sicilia, infatti, è zona arancione, cioè ad alto rischio.
 

Ma di chi è la colpa?

Musumeci ha definito quella del governo nazionale «una scelta irragionevole». Effettivamente, la scelta di classificare come zona arancione la Sicilia, a prima vista, può sembrare ambigua. Nell’isola i contagi sono a quota 18 mila e circa 1000 sono i positivi in più al giorno. Altre regioni che presentano una curva epidemiologica ben più allarmante – come la Campania con quasi 55mila positivi – restano zona gialla.
Musumeci e il suo assessore alla Sanità Razza vorrebbero scagionarsi dalle loro colpe. D’altronde – dice Razza – il tasso di occupazione dei posti letto per pazienti Covid non supera le soglie limite previste.

In un post su Facebook scrive che i posti letto occupati per Covid-19 nell’ultima settimana sono il 25% del totale – a fronte della soglia limite del 40%.

L’assessore ha dimenticato di dirci, però, che questo numero è raddoppiato nel giro di una settimana.

I parametri secondo cui il governo ha stabilito la classificazione delle regioni in zone non includono solo il numero di positivi. Dei 21 indicatori utilizzati per monitorare la situazione epidemiologica, ben nove riguardano la tenuta del sistema sanitario. Forse, quello che Musumeci e Razza dovrebbero trovare ”irragionevoli” sono le loro inadempienze.

 
Di cosa si sono occupati Musumeci e Razza durante l’estate?

Nonostante a fine maggio sia stato varato un decreto legge per il potenziamento della rete ospedaliera e nonostante l’assessorato alla salute abbia varato due decreti, tra giugno e luglio, sulle modalità di implemento dei posti letto, nulla è cambiato fino a ieri. Solo poche ore prima della proclamazione della zona arancione è stato varato il piano per i nuovi posti letto. Un’estate di tempo per arginare le pessime condizioni in cui versa il nostro sistema sanitario. Un’estate che probabilmente la giunta regionale ha scelto di passare in spiaggia, mascherina sul naso.

Certo, anche Roma ha le sue colpe. Arcuri ha nominato Musumeci commissario per l’attuazione del piano di riordino solamente il 10 ottobre. Una lentezza cronica e condivisa tra i due istituti, che per tutta l’estate hanno deciso di rimandare il peggio, invece che scongiurarlo.

Musumeci per tre mesi ha atteso la nomina con le braccia conserte, senza battere ciglio. Il governo regionale ha avuto più di tre mesi per adeguare il sistema sanitario regionale alle sfide future. Tre mesi in cui, invece di implementare la capacità di carico della sanità isolana e ascoltare il malcontento proveniente dai territori siciliani, ha scelto di chiudere gli occhi e guardare da un’altra parte. Doveva pensare a salvare la stagione turistica – lui. O ad aumentare le pensioni dentro l’Ars.

E adesso, come pensa di salvare la Sicilia dal tracollo economico? I siciliani sanno già a chi presentare il conto.

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