Sorveglianza speciale per Chadli: colpire l’impegno politico

Sorveglianza speciale per Chadli: colpire l’impegno politico
Il Tribunale si è espresso. Un anno di sorveglianza speciale per Chadli Aloui, giovane studente universitario, attore teatrale e istruttore sportivo palermitano.

Dichiarato dal Tribunale di Palermo “sorvegliato speciale”, Chadli è attualmente sottoposto a una forte limitazione delle libertà personali. Per un anno non potrà partecipare a qualsiasi riunione politica o manifestazione pubblica, ha l’obbligo di rientro entro le 20:30 presso la propria abitazione e il divieto di uscire prima delle 7:00, il ritiro della patente di guida, la necessità di richiesta di autorizzazione alla Questura per qualsiasi attività lavorativa che richieda lo spostamento dal comune di Palermo.

 

La solidarietà dei palermitani

La sorveglianza speciale – frequentemente utilizzata per reati di tipo mafioso e di spaccio – per la prima volta a Palermo è stata disposta non per reati comuni, ma politici. Gli viene contestata la partecipazione a momenti di piazza, a occupazioni politiche e il coinvolgimento a episodi di antifascismo in città.

Negli ultimi mesi una larga fetta di società civile palermitana – e non solo – si era stretta intorno a lui per opporsi alla richiesta della Questura di Palermo di applicazione di questa misura repressiva ereditata dal Codice Rocco, il Codice penale in vigore durante il ventennio, con cui il regime fascista controllava i dissidenti. Colleghi, amici, compagni; registi, attori, lavoratori dello spettacolo; docenti universitari; realtà politiche e sociali. Più di un migliaio sono le firme raccolte nei giorni precedenti alla prima udienza, il 17 novembre, quando Chadli si era presentato per la prima volta – insieme all’avvocato Giorgio Bisagna – davanti ai giudici, mentre fuori dall’edificio un presidio ribadiva a gran voce che l’impegno sociale non può essere considerato pericolo sociale.

 

La sentenza ridimensiona la richiesta della Questura

Dopo alcuni rinvii, durante l’udienza del 9 febbraio la Questura di Palermo ha richiesto tre anni di misura con il massimo delle restrizioni. La sentenza del Tribunale ha ridimensionato la richiesta, riconoscendo l’incompatibilità della maggior parte degli elementi forniti dalla Questura con la fattispecie della pericolosità sociale. Nonostante ciò, ha comunque disposto l’applicazione della misura per un anno.

«Chadli Aloui, nato a Palermo da genitori tunisini, studente universitario, attore, istruttore sportivo da sempre in prima fila nelle mobilitazioni, viene dunque ritenuto “socialmente pericoloso”. Il suo impegno determina, secondo il Tribunale, una «appena accennata» propensione alla pericolosità sociale. Per il Tribunale di Palermo, Chadli è un soggetto pericoloso, da controllare e reprimere, perché macchiatosi di un grave crimine: non essersi mai girato dell’altra parte davanti alle ingiustizie, alle discriminazioni e alle disuguaglianze sociali.

Se in questa società c’è un prezzo da pagare per le proprie scelte, per l’impegno e la presa di posizione a fianco dei lavoratori e degli studenti, a difesa del territorio, nelle lotte antifasciste, è la società che va cambiata. Chiunque abbia a cuore la libertà di esprimersi e lottare, chiunque creda in un futuro più giusto sa già da che parte stare» – così si legge in un appello pubblicato in solidarietà a Chadli sulla pagina Facebook “L’impegno sociale non è pericolo sociale. NO alla sorveglianza per Chadli”.

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