Terrasini: un altro no al colonialismo dei rifiuti
“Centro stoccaggio e compostaggio: il Sindaco si assuma la responsabilità di aver reso Terrasini terra di colonizzazione per progetti economici privati che non hanno nulla a che vedere con la vocazione turistica del paese”.
Questa la parte più densa di un comunicato a firma di tutti i consiglieri di opposizione al consiglio comunale di Terrasini, centro sul mare nella provincia di Palermo. Il comunicato è di pochissimi giorni fa ed è stato edito a seguito delle dichiarazioni del sindaco della stessa cittadina in cui esprimeva pareri entusiastici dopo una “conferenza di servizio” avvenuta il 21 dicembre. Il tema è ancora una volta relativo al ruolo che i poteri centrali assegnano ai territori: spazi da piegare ad ogni costo al profitto. Questa volta, nella completa arbitrarietà che governa il mondo dei “rifiuti”, ad essere sotto attacco sono i cittadini di Terrasini, resisi già nel recente passato protagonisti di mobilitazioni e proteste contro precedenti progetti similari.
La vicenda, appunto, riguarda un progetto di project financing volto alla realizzazione di un centro di stoccaggio e compostaggio dei rifiuti. Lo scorso marzo il progetto fu portato dall’attuale sindaco, Giosuè Maniaci, in sede di consiglio comunale dove, però, fu bocciato quasi all’unanimità così da sembrare pronto a esser cestinato; nonostante ciò il primo cittadino – troppo ingolosito dalla promessa da parte di privati di produrre investimenti – decide di andare avanti sotto traccia. Viene così convocata pochi giorni fa la conferenza di servizio che concede il parere favorevole all’opera. Da qui la ferma opposizione degli altri consiglieri e l’inizio di quella che si presenta come l’ennesima battaglia territoriale contro le politiche assassine nel campo del conferimento e dello smaltimento dei rifiuti in Sicilia.
È giusto di poche settimane fa l’inizio della mobilitazione in Valle del Mela (Milazzo) contro la costruzione di un inceneritore; ed è di questi mesi la lotta degli abitanti dei territori di Lentini e Carlentini contro la discarica di Armicci; e poi ci sono anche Termini, Motta Sant’Anastasia e tanti altri focolai di protesta.
La situazione ormai, in Sicilia, è diventata intollerabile. Assente da anni un “piano rifiuti” si procede per strappi e deroghe volti solo a mandare all’incasso impresari privati senza alcuno scrupolo nel devastare territori già fortemente provati. In questo stato di “eccezione permanente” a farla da padrone sono gli interessi privati con le istituzioni pubbliche ridotte al mero ruolo di garanti degli interessi speculativi di queste aziende.
Non a caso il primo atto del neoeletto governatore Musumeci è stato dover trattare con lo Stato centrale una proroga dei termini di utilizzo di discariche non a norma pur di scongiurare il collasso dell’intero sistema (sempre dietro l’angolo); rischio che si traduce anche nella perfetta giustificazione dell’arbitrarietà e della non-curanza con cui vengono approvati progetti quali quello di Terrasini.
Ma se la colonizzazione degli interessi privati avanza, c’è anche una Sicilia che si alza e si incazza.