Tothom a La Jonquera
L’ingovernabilità regna ancora sovrana in Spagna, nonostante la nuova consultazione elettorale. La grande affermazione di Vox (52 seggi) fa dire a Pablo Iglesias, leader di Podemos, riferendosi al dialogo con il PSOE, che 《si dorme peggio con più di 50 deputati di estrema destra che con dei ministri di Podemos》. Ciò sta a significare l’impressione causata dal rafforzamento dei “franchisti”, le difficoltà nel trasformarsi da anomalia a partito di governo e la complessa ma ineludibile trattativa che Sanchez dovrà condurre.
Il partito di Pedro Sanchez, infatti, passa da 123 a 120 seggi e Unidas Podemos da 42 a 35. Non basteranno per raggiungere la maggioranza fatta di 176. Sanchez sarà probabilmente costretto a bussare alla porta degli indipendentisti con la proposta del governo progressista (a meno di non voler tentare la strada del governo col Pp), giacché il crollo di Ciudadanos (da 57 a 10 seggi) rende impossibile, nonostante il successo del Partido popular (da 66 a 88 seggi), un governo di destra con la possibile astensione di Vox.
Grande successo, dunque, per gli indipendentisti catalani e baschi. Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), Junts per Catalunya (JxCat) e Candidatura d’Unitat Popular (CUP) ottengono complessivamente 23 seggi (il 43% dei voti in Catalogna). La crescita degli indipendentisti baschi si è, invece, esplicitata con un seggio in più per Il PNV (da 5 a 6 seggi) e EH Bildu (da 4 a 5 seggi). Completano il successo delle liste nazionaliste il seggio degli indipendentisti di sinistra del Bloque Nacionalista Galego (BNG), i due seggi del partito delle isole Canarie (CCa-PNC-NC) e il seggio di Teruel Existe, un coordinamento di cittadini che si batte contro lo spopolamento del proprio territorio e la mancanza di servizi.
Appare, così, fallita la campagna contro gli indipendentisti, accusati di determinare la crescita di Vox. Al contrario, si afferma il principio che non si governa contro la Catalogna, sebbene ERC di Junqueras abbia aperto a un dialogo con Sanchez, mentre JxCat di Puigdemont e Quim Torra e CUP (per la prima volta al Congreso con due deputati) appaiano, dopo la sentenza del Tribunal Supremo contro i leader indipendentisti, indisponibili anche solo a una astensione che consenta la formazione del governo.
La partecipazione alle consultazioni elettorali non ha fermato, però, le mobilitazioni di piazza. Lo Tsunami Democratic di protesta contro le condanne ai leader indipendentisti è ripreso con l’occupazione dell’autostrada AP-7 tra la Francia e la Spagna (si tratta della prima delle tre giornate previste). Tsunami Democratic è un coordinamento di azioni pacifiche di disobbedienza civile che si organizza attraverso piattaforme digitali: un’app, un canale Telegram, un hashtag, una pagina Instagram, un account Twitter.
Nei giorni scorsi la “tre giorni” di proteste era stata preannunciata da iniziative in 300 comuni catalani compresa Barcellona proprio per testare l’app e nonostante l’hacking della polizia spagnola la comunicazione all’interno dei movimenti ha funzionato, così come, nonostante intorno ai manifestanti si stiano addensando i Mossos e la polizia francese (quest’ultima sta tentando di di sgomberare i manifestanti anche attraverso l’uso di gas al peperoncino), sembra resistere il blocco organizzato con lo slogan Tothom a La Jonquera che ha lo scopo di portare la protesta fuori dalla Spagna. 《Hoy empezamos una nueva forma de protesta, utilizando la tecnología para defender los derechos y libertades colectivas, en lugar de la represión y el control》- aveva annunciato Tsunami Democratic. Così è stato.