Trasferiti i detenuti che iniziarono la protesta di Trapani
Per i detenuti identificati come gli organizzatori della protesta scoppiata martedì 10 marzo alla casa circondariale Pietro Cerulli di Trapani è stato disposto il trasferimento in altri istituti penitenziari.
La sommossa, iniziata verso le 14 nel reparto Mediterraneo dell’istituto, era durata poche ore e aveva visto una quarantina di detenuti salire sul tetto del padiglione in segno di protesta contro lo stop ai colloqui e per dimostrare la loro preoccupazione in caso di eventuali contagi all’interno della struttura.
A seguito del ritrovamento di alcune “armi rudimentali” da parte della Polizia Penitenziaria è stato dunque disposto il trasferimento per i suddetti organizzatori della rivolta.
L’amministrazione dell’istituto punisce i detenuti, ma non si preoccupa di ascoltare e trovare soluzioni alle loro richieste.
Le proteste che hanno animato le carceri di tutta la Sicilia a seguito dello scatenarsi dell’emergenza coronavirus ci ricordano che esiste anche un’altra emergenza, della quale nessuna istituzione sembra starsi occupando. Tagliare fuori dal mondo i detenuti non è sicuramente la giusta soluzione al problema. La richiesta di restare vicini alle famiglie e quella di avere garantita la possibilità di mantenere le misure di distanza previste per evitare il contagio non dovrebbero rimanere inascoltate. Se ciò non è possibile all’interno delle attuali strutture carcerarie, la concessione di amnistia, indulto e pene alternative è un passo necessario per il rispetto del diritto alla salute dei detenuti.