Sicilia: «Tu ci chiudi, tu ci paghi». Non si fermano le proteste!

Sicilia: «Tu ci chiudi, tu ci paghi». Non si fermano le proteste!
Anche in Sicilia è arrivata l’ondata di proteste contro il coprifuoco adottato dal governo regionale e le misure di contenimento del virus varate dal governo nazionale.

 

Le città in stato di agitazione

A Vittoria oltre 500 manifestanti si sono riversati in strada e hanno dato vita a un lancio di bottiglie contro le forze dell’ordine. A Catania, scattate le 23, in centinaia hanno dato inizio al lancio di bombe carta e fumogeni contro la polizia nei pressi della prefettura. qui i manifestanti si erano dati appuntamento.

A Palermo un grosso corteo si è mosso dai 4 canti, ha attraversato corso Vittorio Emanuele e ha raggiunto il palazzo della Regione. Anche qui a manifestare erano commercianti, proprietari di bar, locali e ristornati e palestre. Alla protesta si sono uniti anche i tassisti che hanno dato vita a un rumoroso corteo di macchine sempre nei pressi di piazza indipendenza.  Il prossimo appuntamento di piazza, è fissato per mercoledì pomeriggio sotto il palazzo della Regione.

Anche a Siracusa c’è stato un lungo corteo che ha percorso le vie principali della città fino ad arrivare sotto il palazzo comunale.

A Messina le proteste sono riprese questa mattina. Protagonisti i proprietari delle palestre. «senza aiuti non chiudiamo» – dicono. e hanno affisso fuori dalle loro attività striscioni con su scritto «vendesi palestra per informazioni rivolgersi al governo italiano».  Un ‘altro appuntamento è stato dato per domani sera alle 22.30 in piazza Cairoli.

A Pachino si sono svolte manifestazioni questo pomeriggio alle 18.30.

 

La rabbia di chi è stato abbandonato

C’è molta amarezza e rabbia nell’area. Chi protesta lo fa perché fino ad ora ha fatto molti sacrifici. Le attività come i bar, le palestre, le sale festa, i locali, i cinema, i teatri, per riaprire in sicurezza, per rispettare le regole anti contagio, hanno dovuto affrontare ingenti spese. Queste nuove chiusure e limitazioni per loro rappresentano la stangata definitiva. Alcuni di loro dicono di non aver ricevuto nessun aiuto dal governo e dopo il lockdown sono stati comunque costretti a pagare bollette di luce e gas e affitti arretrati. Adesso si ripeterà la stessa situazione e senza indennità non sanno come andare avanti. Lo slogan diffuso è sempre lo stesso: tu ci chiudi, tu ci paghi.

 

Il governo centrale ordina, Musumeci esegue

Queste sono le reazioni che il coprifuoco stabilito dal presidente della regione Musumeci e le misure del governo centrale, hanno provocato. Entrambi non hanno fatto un bel niente per farsi trovare pronti e Adesso si trovano nella condizione di dover chiudere molti settori della società, a nostro modo di vedere con una logica che fa acqua da tutte le parti.
In tutta questa faccenda chi dovrebbe rappresentare e difendere i nostri interessi ancora una volta alza le mani e dice: io non centro niente non voglio responsabilità. Il nostro caro presidente Musumeci come al solito afferma che le regioni avevano chiesto al governo di fare in altro modo, ma il governo non le ha ascoltate. E visto, dice, « solo il governo centrale può assicurare il concreto ristoro per le attività destinate alla chiusura, senza alcuna polemica e con spirito costruttivo chiedo al presidente Conte di varare con la necessaria celerità le misure per la liquidità immediata e per garantire aiuti». Che detto in parole povere significa: io me ne lavo le mani.

 

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