Tutto fumo e niente arrosto
Un terremoto si è abbattuto sulla città di Palermo. Un terremoto politico-giudiziario che ha coinvolto la coalizione di maggioranza. Quella che in questo momento, con la giunta Orlando, governa il capoluogo siciliano. Sono stati ordinati dalla procura 7 misure cautelari per corruzione. Tra i coinvolti nell’inchiesta due consiglieri comunali che si trovano ai domiciliari.
Sono Sandro Terrani di Italia Viva, commissione Bilancio, e Giovanni Lo Cascio, capogruppo del Pd e presidente della Commissione Urbanistica i due consiglieri della maggioranza coinvolti nell’operazione. Oltre loro, funzionari del Comune, professionisti e imprenditori. Le accuse sono, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico. Avrebbero gestito irregolarmente pratiche edilizie. Al centro dell’inchiesta la lottizzazione di tre aree industriali dismesse del Comune: via Maltese (nella zona di viale Strasburgo), via Messina Marine e via San Lorenzo. Terrani e Lo Cascio, in cambio di denaro, si sarebbero mossi per velocizzare l’approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.
L’inchiesta travolge la maggioranza che sostiene il sindaco Leoluca Orlando. Ci spinge, così, a riflettere sui due ultimi mandati, sul discorso politico prodotto e sull’immaginario costruito attorno a lui e alla sua giunta. I temi su cui si è mossa negli ultimi anni sono stati principalmente tre, spesso tra loro intrecciati. Promozione culturale, accoglienza, turistificazione. Temi che la sinistra ha fatto definitivamente propri, facendone vanto, a prescindere da quello che nei fatti viene realizzato. Infatti proprio come colui che i sinistri dicono di combattere – Salvini – , anche i sinistri nostrani, guidati da un vecchio della politica come Orlando, hanno capito che la comunicazione ha un ruolo centrale e che quelle poche cose che si fanno, si devono allestire scenograficamente bene. Poco importa quanto di sostanzioso ci sia dietro le quinte. Importa solo come lo si dice. O quasi. Ci ricordiamo ancora le conferenze stampa, gli eventi, le passerelle organizzate nell’anno di Palermo capitale della cultura, per manifesta o altro. Abbiamo osservato con attenzione la riapertura dei cantieri culturali della Zisa e, in generale, l’attenzione nei confronti degli spazi di cultura della città. E come dimenticare lo scontro proprio con Salvini sull’anagrafe per i migranti e su altri episodi a tema accoglienza. Ma tante ancora ne potremmo raccontare. L’ultima, la tanto discussa ZTL, tassello importante per la trasformazione definitiva di Palermo in città europea del turismo. Trasformazione che va di pari passo con l’aumento del controllo e della presenza poliziesca nei quartieri popolari del centro storico. È lo stesso Orlando a ribadire spesso quanto sia cambiata Palermo anche rispetto alle trame mafiose. Palermo, grazie a lui, è conosciuta non più come la città della criminalità ma come quella dell’accoglienza e della cultura.
Tutto questo rappresenta la coltre di fumo sollevata da Orlando. Fumo che nei fatti non ha prodotto cambiamenti reali per la città. Non ci pare abbia prodotto un aumento generale del benessere delle persone e non ci pare siano scomparse o diminuite le diseguaglianze. Dietro questa coltre di fumo restano le solite logiche. La corsa per l’accaparramento di flussi economici importanti come quelli che riguardano i piani urbani delle grandi città. Quando si tratta di organizzare settori consistenti e fondamentali per la vita della comunità, come quello dell’edilizia, esce il marcio. Durante questo decennio, i grossi imprenditori, i padroni della città hanno continuano a comandare e gestire gli affari. La città, invece, è rimasta quella delle mille contraddizioni, delle disuguaglianze e della corruzione dei politici.