È ufficiale: Belmonte Mezzagno (PA) è in dissesto economico
Il Comune di Belmonte Mezzagno ha ufficialmente dichiarato il dissesto finanziario.
La scorsa estate la Corte dei Conti aveva comunicato di non approvare il piano di riequilibrio pluriennale, avendolo valutato non congruo ai fini del riequilibrio finanziario dell’Ente. Il Comune in prima battuta aveva risposto provando a fare ricorso, ma lo stesso fu bocciato il 20 novembre scorso.
La notizia non ha destato tanta sorpresa nei cittadini belmontesi; tutti erano a conoscenza della grave situazione economica in cui si trova il Comune dal 2011. Tanti i tentativi di risanamento negli anni eppure, nonostante il grave periodo di emergenza, il 15 aprile il Comune di Belmonte ha dovuto dichiarare il dissesto.
Non vogliamo di certo fare un’analisi puramente tecnica che finisce, fatalmente, per condurre sul terreno nel quale gli azzeccagarbugli e gli apprendisti stregoni trovano terreno d’elezione (e spesso vantaggi economici derivati dal loro vivere del debito della finanza pubblica).
Il dissesto del Comune di Belmonte è frutto di quei meccanismi economico-finanziari di controllo e austerity ai quali devono sottostare le amministrazioni locali e per i quali moltissime di queste si trovano oggi in dissesto o predissesto.
Come dicevamo, i cittadini belmontesi si aspettavano – sapevano – che sarebbe successo, ma probabilmente in quest’aria di finta solidarietà speravano nel buon senso. Forse speravano che sarebbero stati attuati piani alternativi per permettere al comune di gestire diversamente questa crisi sanitaria ed economica. E invece la dichiarazione di dissesto.
Ci rendiamo conto di quanto dietro la retorica solidale di aiutare i comuni, di stanziare i fondi statali per fronteggiare l’emergenza, si celi l’arroganza economica, cinica, che muove chi decide sui nostri territori.
Per il Comune di Belmonte Mezzagno non si prospettano tempi rosei. Moltissime famiglie, a causa dell’emergenza di questi giorni, si ritrovano senza lavoro e la povertà è in netta crescita. Le stesse famiglie a causa del dissesto saranno costrette a vedere aumentate le loro tasse, a fare ancora più sacrifici di quelli richiesti fino ad oggi!
Sappiamo bene quanto la devastazione dei conti pubblici delle città della Sicilia e del Sud sia il combinato di politiche nazionali di impoverimento degli enti locali miste a una classe dirigente incapace e corrotta. Sappiamo anche che queste condizioni e lo stato di marginalizzazione economica dei nostri territori rendono impossibili le politiche di risanamento basate sui piani di riequilibrio.
Il bilancio della Regione perennemente a rischio ci consegna, d’altronde, un orizzonte catastrofico nel quale i soggetti politici, sindacali, imprenditoriali e professionali non hanno alcuna possibilità di trovare una via d’uscita, poiché a loro volta coinvolti nei dispositivi economici, politici e amministrativi che l’hanno causato. E non stiamo raccontando niente di nuovo, con l’aggravante che il virus sta accelerando meccanismi di impoverimento che porteranno ad esiti oggi imprevedibili.