Un NO alle trame antisiciliane
Se è vero che gli italiani hanno saputo dire NO a una riforma liberticida e autoritarista, è altrettanto vero che i siciliani sono riusciti ad impedire, con maggiore o minore consapevolezza, l’annullamento delle poche pregorative autonome che ancora ci sono rimaste. Non è certo un caso se la maggioranza dei NO si è registrata in Sicilia (con una percentuale record di 75 contro il 24) e in Sardegna (di 73 contro il 26); ad accorrere in massa per dire NO sono state le regioni a statuto autonomo del Meridione. In particolare, la Sicilia non ha fatto dormire sonni tranquilli al capo del governo italiano, che si è precipitato qui a caccia di consenso, offrendo ora un Ponte, ora un’autostrada, ora qualche straccio di posto di lavoro.
Le passerelle siciliane di Renzi, però, sono state sempre “turbate” dai tanti (operai, disoccupati, precari, studenti) che hanno mostrato nei fatti di non gradire la presenza del promotore di una riforma costituzionale che, all’Art. 117, intendeva affidare tutti i poteri all’esecutivo cancellando ogni residua opportunità di governo del territorio. Malgrado le provocazioni, l’indifferenza dei media ufficiali, gli ostacoli e le censure, quei siciliani hanno mostrato a Renzi una faccia decisa, combattiva e disposta alla difesa del territorio.
Adesso bisognerà tenere ben aperti gli occhi, impedire che il processo di smantellamento delle prerogative territoriali prosegua per altre strade e incamminarsi sulla via dell’autodeterminazione.