Palermo: UNIPA sospende gli accordi con Israele. Un commento
Il 4 giugno l’Università di Palermo ha sospeso tutti gli accordi con le università israeliane e deciso che nessun nuovo accordo verrà stipulato fino al perdurare “della crisi in corso”. Una notizia storica che ha dato ancora più forza al movimento che da più di un mese occupa le università italiane.
Cosa è successo?
Negli Stati Uniti, poi nel Regno Unito, Spagna e anche Italia le università sono diventate da qualche mese l’epicentro della lotta in solidarietà con la Palestina e per chiedere di fermare le collaborazioni israeliane con il mondo accademico. Tantissimi atenei si stanno confrontando con centinaia e centinaia di studenti e studentesse che, accampandosi con le tende da campeggio negli spazi accademici, hanno dato vita a quelle che sono ormai note come Acampade.
Anche in Sicilia, le università di Palermo e Catania hanno visto nascere la mobilitazione studentesca e, come si legge nel comunicato degli student* del Collettivo Universitario Scirocco di Palermo, “dopo mesi di mobilitazione internazionale, 26 giorni di Acampada all’Università di Palermo, al Senato Accademico Straordinario abbiamo ottenuto un risultato storico”.
Infatti, continuano, “tutti gli Accordi con le Università israeliane sono stati sospesi e nessun nuovo accordo verrà stipulato con Israele fino al perdurare “della crisi in corso”. Riconosciamo che non è un punto di fine, ma pensiamo che la sospensione sia un risultato. Inoltre ogni eventuale accordo, in un ipotetico futuro, verrà sottoposto prima al Tavolo di Lavoro che si occuperà del controllo della “dual use” in ambito bellico nel quale sarà presente una delegazione studentesca”.
Una mobilitazione importante
Cos’è che rende una mobilitazione importante? La partecipazione? Certo. Ma forse dovremmo andare a ricercare quanto la stessa riesca a incidere all’interno delle dinamiche di potere. E le acampade di tutto il mondo lo stanno facendo. Non è un caso che se dall’inizio delle occupazioni universitarie si sono svolte non poche riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (Piantedonsi, Bernini e vertici di polizia e intelligence tutti a raccolta…) e che la ministra dell’istruzione non abbia esitato a esprimere la sua piena contrarietà alla scelta dei vertici dell’ateneo di Palermo dichiarando che «Le Università si schierano, le università non entrano in guerra, sono costruttori di ponti, creatori di pace, sono delle grandi fabbriche di diplomazia scientifica». Dichiarazioni che hanno subito fatto arretrare, da buon servo del paese, il Rettore Midiri che in un colpo di penna ha rimodulato sul sito di Unipa le scelte fatte la mattina, “alleggerendo” il tono e specificando che non si tratta di «boicottaggio».
Negativo? Positivo? Noi diciamo che questi sono segnali di debolezza della controparte. E a chi pensa che prendere posizione chiara, netta e priva di ambiguità sia inutile, o addirittura sbagliato, rispediamo al mittente l’inutilità delle loro parole.