Vittoria schiacciante dello Scottish National Party.
45 per cento dei voti e 48 seggi su 59 al parlamento di Westminster – questo il risultato elettorale dello Scottish National Party. E sono numeri tali che non lasciano equivoci o dubbi. Il Labour di Jeremy Corbyn è crollato ovunque, i Tories di Boris Johnson perdono sette dei tredici seggi che avevano qui, e per 149 voti anche la leader lib-dem Jo Swinson è rimasta a terra.
Nelle prime dichiarazioni, Nicola Sturgeon, First Minister e leader dell’SNP, ha sfidato Boris Johnson a dare alla Scozia l’occasione di tenere un secondo referendum per l’indipendenza, l’indyref2 – i conservatori hanno concentrato la loro campagna in Scozia sull’opposizione a un secondo referendum, ma sono stati completamente sconfitti.
«Non pretendo che ogni singola persona che ha votato SNP ieri sosterrà necessariamente l’indipendenza, ma c’è stato un forte consenso in questa elezione della Scozia che ha una scelta sul nostro futuro: non dover sopportare un governo conservatore per il quale non abbiamo votato e non dover accettare la vita come nazione al di fuori dell’UE», ha affermato la Sturgeon.
Sturgeon ha già promesso di chiedere formalmente al governo del Regno Unito i poteri per organizzare un secondo referendum prima di Natale, ma ha scelto di non concentrarsi su tale opzione mentre si gode la vittoria elettorale del suo partito. «Ho appena vinto un’elezione sulla base dell’argomento secondo cui è giusto scegliere la Scozia, ha affermato. Spetta ai Tories decidere quale sia il loro piano B quando il mio piano A ha appena ricevuto un sostegno decisivo».
Il successo elettorale dello SNP in Scozia riaccenderà il dibattito costituzionale. Boris Johnson aveva concentrato la sua campagna, prima delle elezioni, sulla contrarietà al trasferimento di poteri richiesto da Nicola Sturgeon. Il messaggio anti-indipendenza e l’impegno a bloccare un secondo referendum erano al centro della campagna Tory. Ma mentre questo ha avuto successo due anni fa, quando i Tories hanno vinto 13 seggi, questa volta sembra essersi ritorto contro.
Sturgeon insiste sul fatto che il rifiuto di Johnson di concedere un secondo referendum sarà “insostenibile” ma non è chiaro cosa potrebbe fare per rompere la sua decisione, dal momento che la decisione è a Westminster.
Il movimento per l’indipendenza in Scozia ha forti legami con gli indipendentisti della Catalogna ma Sturgeon ha escluso sinora un voto simile a quello messo in scena in Catalogna nel 2017, che è stato dichiarato illegale da Madrid e ha visto i suoi leader incarcerati. Se non viene fatto all’interno di un quadro giuridico e costituzionale concordato, sostiene Sturgeon, mancherà di riconoscimento internazionale, in particolare da parte di organismi come l’Unione europea.
Sturgeon, tuttavia, ha sottolineato in diverse interviste che il controllo di Westminster sulla fattibilità di un referendum «non è mai stato testato in tribunale», suggerendo che potrebbe essere pronta a considerare una sfida legale se tutte le sue esortazioni per un trasferimento di potere cadranno inascoltate.
Staremo a vedere. Quello che è certo è che se per un verso l’Unione europea diventa sempre più un involucro vuoto – una cabina di regia che programma rigidamente la vita politica, economica e sociale degli stati nazionali – i processi di indipendenza si vanno rafforzando e ampliando.