Viva Palermu e Santa Rusulia!
La devozione dei palermitani alla Santuzza è nota in tutta l’isola. U Fistino è uno degli eventi più attesi dagli abitanti di Palermo: la ricorrenza di Santa Rosalia coincide con il 4 di Settembre, ma nel capoluogo siciliano viene festeggiata anche il 15 luglio.
Chi era Rosalia?
La tradizione vuole che la giovane Rosalia Sinibaldi, appartenente a una nobile famiglia, abbia vissuto alla corte di Re Ruggero II come damigella della Regina Sibilla.
Dopo essere stato salvato dal conte Baldovino (futuro re di Gerusalemme) dall’attacco di un animale selvaggio, Ruggero II avrebbe deciso di ricompensare il conte offrendogli in sposa la giovane e bella Rosalia.
Ma Rosalia – appena quindicenne – rifiutò l’offerta per dedicare la sua vita alla fede. Lasciò la corte e la casa paterna per recarsi presso il monastero basiliano del SS. Salvatore, a Palermo. A causa delle continue visite dei genitori e del Conte Baldovino, Rosalia decise di cercare rifugio presso una grotta situata nei possedimenti paterni della Quisquina. Secondo la tradizione, rimase dodici anni in quei luoghi, vivendo da eremita.
Successivamente, la giovane ottenne il permesso dalla Regina Margherita di Navarra (moglie di Guglielmo I il Malo) di far ritorno a Palermo e di rifugiarsi presso la grotta di Monte Pellegrino, da sempre ritenuto un luogo sacro. Molti palermitani già allora salivano il monte per vederla, attratti dalla fama della sua storia. Rosalia trascorse altri otto anni in eremitaggio, per poi morire il 4 settembre, probabilmente dell’anno 1170. Si racconta che, prima di morire, Rosalia si sia fatta murare all’interno della grotta, in modo da poter trascorrere gli ultimi giorni della sua vita in pace e solitudine.
Dopo essere stato salvato dal conte Baldovino (futuro re di Gerusalemme) dall’attacco di un animale selvaggio, Ruggero II avrebbe deciso di ricompensare il conte offrendogli in sposa la giovane e bella Rosalia.
Ma Rosalia – appena quindicenne – rifiutò l’offerta per dedicare la sua vita alla fede. Lasciò la corte e la casa paterna per recarsi presso il monastero basiliano del SS. Salvatore, a Palermo. A causa delle continue visite dei genitori e del Conte Baldovino, Rosalia decise di cercare rifugio presso una grotta situata nei possedimenti paterni della Quisquina. Secondo la tradizione, rimase dodici anni in quei luoghi, vivendo da eremita.
Successivamente, la giovane ottenne il permesso dalla Regina Margherita di Navarra (moglie di Guglielmo I il Malo) di far ritorno a Palermo e di rifugiarsi presso la grotta di Monte Pellegrino, da sempre ritenuto un luogo sacro. Molti palermitani già allora salivano il monte per vederla, attratti dalla fama della sua storia. Rosalia trascorse altri otto anni in eremitaggio, per poi morire il 4 settembre, probabilmente dell’anno 1170. Si racconta che, prima di morire, Rosalia si sia fatta murare all’interno della grotta, in modo da poter trascorrere gli ultimi giorni della sua vita in pace e solitudine.
La cacciata della peste
Benché le vicende di Rosalia abbiano luogo intorno al XII secolo, è a partire dal 1600 che il culto della Santa assume un ruolo centrale nella città. La leggenda narra che durante l’epidemia di peste che colpì Palermo nel 1624, Rosalia apparve in visione a un saponaro, tale Vincenzo Bonelli. L’uomo, persa la moglie a causa della malattia, stava salendo sul Monte Pellegrino con l’intento di togliersi la vita. È durante l’acchianata che gli apparve in visione la Santuzza, predicendogli la morte per peste e ingiungendogli di riferire al Cardinale arcivescovo di Palermo Doria di non dubitare più dell’autenticità delle sue reliquie – ritrovate proprio il 15 luglio di quell’anno. Solo portando i resti della Santa in processione per la città la peste avrebbe finito di mietere vittime.
Il 9 giugno del 1625, l’urna con le reliquie fu portata per la prima volta in processione, con la partecipazione di tutta la popolazione e con grande solennità. Si narra che, da quel momento, la peste cominciò a regredire e successivamente al 15 luglio – quando si fece il pellegrinaggio sul Monte Pellegrino nell’anniversario del ritrovamento delle reliquie – non fu rilevato alcun altro caso.
A seguitò di ciò nacque l’affezione dei palermitani nei confronti della Santa, e Rosalia diventò presto protettrice della città.
Il 9 giugno del 1625, l’urna con le reliquie fu portata per la prima volta in processione, con la partecipazione di tutta la popolazione e con grande solennità. Si narra che, da quel momento, la peste cominciò a regredire e successivamente al 15 luglio – quando si fece il pellegrinaggio sul Monte Pellegrino nell’anniversario del ritrovamento delle reliquie – non fu rilevato alcun altro caso.
A seguitò di ciò nacque l’affezione dei palermitani nei confronti della Santa, e Rosalia diventò presto protettrice della città.
U Fistinu
A partire dal 1624, le celebrazioni in onore della Santa si svolgono ogni estate, dall’11 al 15 luglio.
Gli spettacoli tradizionali, le musiche del festino, i racconti della Santa caratterizzano le giornate di festa. Alcuni quartieri simbolo di questa tradizione, prontamente addobbati con le luminarie, diventano palcoscenici del Festino. In particolare la Kalsa, Monte Pellegrino, e Monte di Pietà. Cortei e sfilate, con grandi spettacoli di luci e colori, attraversano le strade della città.
La notte tra il 14 e il 15 luglio è il momento centrale delle celebrazioni. Migliaia di palermitani accompagnano la marcia del Carro della Santuzza, che si muove lungo il Cassaro, passando dalla Cattedrale a Piazza Bologni, sostando ai Quattro Canti e attraversando Porta Felice diretto al Foro Italico.
Il primo Carro è stato realizzato nel 1686. La scenografia della struttura e i simboli che la adornano cambiano ogni anno, a seconda dell’artista incaricato di creare l’opera. Il Carro, trascinato dai buoi, ha la forma di un vascello, con a poppa una struttura architettonica alla cui sommità è issata una statua di Santa Rosalia nel pieno della sua gloria. Lungo il percorso è accompagnato dal suono dei musici che trovano posto su di esso.
Dopo che la processione giunge alla marina, la serata si conclude con uno spettacolo pirotecnico che illumina i cieli di Palermo fino a tarda notte.
Giorno 15, conclusi tutti i festeggiamenti – quelli ufficiali e quelli che hanno luogo nei quartieri – le reliquie della Santa, contenute in una preziosa urna d’argento, vengono portate in processione per le vie della città, partendo dalla Cattedrale. Aprono la processione tutte le Confraternite di Palermo, seguono gli ordini religiosi e il Clero. La preziosa vara è seguita, tra due ali di folla, dal Cardinale e dalle autorità cittadine. Dopo aver percorso l’antico Cassaro, il corteo si raccoglie a Piazza Marina, intorno al Cardinale, per ascoltarne le parole rivolte alla città. Attraversato buona parte dell’antico Centro storico, la vara rientra in Cattedrale a mezzanotte, tra le grida dei confrati che glorificano la Santuzza.Ogni passu e ogni via
Gli spettacoli tradizionali, le musiche del festino, i racconti della Santa caratterizzano le giornate di festa. Alcuni quartieri simbolo di questa tradizione, prontamente addobbati con le luminarie, diventano palcoscenici del Festino. In particolare la Kalsa, Monte Pellegrino, e Monte di Pietà. Cortei e sfilate, con grandi spettacoli di luci e colori, attraversano le strade della città.
La notte tra il 14 e il 15 luglio è il momento centrale delle celebrazioni. Migliaia di palermitani accompagnano la marcia del Carro della Santuzza, che si muove lungo il Cassaro, passando dalla Cattedrale a Piazza Bologni, sostando ai Quattro Canti e attraversando Porta Felice diretto al Foro Italico.
Il primo Carro è stato realizzato nel 1686. La scenografia della struttura e i simboli che la adornano cambiano ogni anno, a seconda dell’artista incaricato di creare l’opera. Il Carro, trascinato dai buoi, ha la forma di un vascello, con a poppa una struttura architettonica alla cui sommità è issata una statua di Santa Rosalia nel pieno della sua gloria. Lungo il percorso è accompagnato dal suono dei musici che trovano posto su di esso.
Dopo che la processione giunge alla marina, la serata si conclude con uno spettacolo pirotecnico che illumina i cieli di Palermo fino a tarda notte.
Giorno 15, conclusi tutti i festeggiamenti – quelli ufficiali e quelli che hanno luogo nei quartieri – le reliquie della Santa, contenute in una preziosa urna d’argento, vengono portate in processione per le vie della città, partendo dalla Cattedrale. Aprono la processione tutte le Confraternite di Palermo, seguono gli ordini religiosi e il Clero. La preziosa vara è seguita, tra due ali di folla, dal Cardinale e dalle autorità cittadine. Dopo aver percorso l’antico Cassaro, il corteo si raccoglie a Piazza Marina, intorno al Cardinale, per ascoltarne le parole rivolte alla città. Attraversato buona parte dell’antico Centro storico, la vara rientra in Cattedrale a mezzanotte, tra le grida dei confrati che glorificano la Santuzza.Ogni passu e ogni via
Viva Santa Rusulia!