“Ospedale Zona Disagiata”: migliaia in piazza a Ribera per il diritto alla salute

“Ospedale Zona Disagiata”: migliaia in piazza a Ribera per il diritto alla salute
Si è tenuta oggi a Ribera (AG) una manifestazione per il diritto alla salute organizzata dal comitato “Ospedale in zona disagiata”. Il comitato rivendica prima di tutto l’istituzione di un nuovo pronto soccorso, attualmente assente.

 

Migliaia in piazza

 

Una grande partecipazione di studenti e studentesse, cittadini, politici, rappresentanze della chiesa ha animato la manifestazione che, partita da piazza Giovanni XXIII, ha attraversato corso Umberto I, corso Regina Margherita, via Brodolini per fermarsi lungo la Circonvallazione, davanti all’ospedale “Fratelli Parlapiano”. Per circa un’ora la cittadina si è fermata per difendere il presidio ospedaliero riberese, punto di riferimento della sanità locale.

Il mese scorso il comitato era stato ricevuto alla VI Commissione Salute dell’Ars, incontrando la nuova assessora Giovanna Volo. Nonostante il governo regionale abbia dichiarato che il problema sarebbe stato affrontato, il comitato ha voluto confermare la manifestazione per mantenere alta la guardia. E la risposta è stata enorme.

 

 

Cosa è successo e quali sono le rivendicazioni del comitato

 

Il comitato ha le idee chiare. La proposta riguarda l’intero distretto AG 2, che comprende più di 150.000 abitanti. Tre i punti principali:

 

Il primo è il riconoscimento del “Fratelli Parlapiano” di Ribera come ospedale di zona disagiata.

Infatti – come ha spiegato all’assessora il coordinatore del comitato Giovanni Montalbano – bisogna ricordare che il decreto assessoriale 11 gennaio 2019 adegua la rete ospedaliera al DM 70/2015 che individua legittimamente 11 presidi ospedalieri di “zona disagiata”. Di questi, nove insistono nelle aree interne e sono Bronte, Corleone, Mussomeli, Militello Val di Catania, Petralia Sottana, Mistretta, Leonforte, Mazzarino, Niscemi. Due sono ubicati nelle isole di Pantelleria e Lipari. 

I pronto soccorso di questi undici presidi ospedalieri erano destinati alla chiusura prima di essere identificati come zona disagiata, in quanto non potevano rispettare i tre parametri restrittivi del DM 70 / 2015 circa la funzione del pronto soccorso.

Di queste criticità soffrono particolarmente le aree interne della provincia di Catania (ETNA), della provincia di Messina (NEBRODI), della provincia di Palermo (MADONIE) e delle province di Enna e Caltanissetta. 

Anche nella provincia di Agrigento esiste un’area interna che presenta criticità orografiche e meteorologiche, associate alla scarsa manutenzione e arretratezza della rete viaria. Si tratta dell’area “terra sicana”, riconosciuta come particolarmente disagiata anche da SNAI  (Strategia Nazionale Aree Interne). Ed è proprio a questa che afferisce l’ospedale “Fratelli Parlapiano” di Ribera.

Ma purtroppo, nella riorganizzazione della rete ospedaliera del 2019, l’ospedale di Ribera viene accorpato all’ospedale di Sciacca attraverso la formula Ospedali Civili Riuniti che ha sancito definitivamente la chiusura del pronto soccorso di Ribera. 

Continua Montalbano: «questa scelta è stata, oltre che fallimentare, disastrosa. Infatti il pronto soccorso di Sciacca con la chiusura di quello di Ribera si è ritrovato a rispondere a un bacino di utenza superiore a 150.000 abitanti, circa 100.000 già insistevano dal circondario saccense, gli altri 50.000 vengono assorbiti da Ribera e il suo circondario montano»

E quale è stata la diretta conseguenza? Il collasso del pronto soccorso di Sciacca.

Le distanze e i pessimi collegamenti viari della zona impediscono a migliaia di cittadini che vivono in prossimità dei Monti Sicani di vedersi garantito il pieno diritto alla salute

«Un esempio – afferma ancora Montalbano – sono i cittadini di Santo Stefano Quisquina. Sapete quanto tempo ci vuole per arrivare da Santo Stefano Quisquina al primo pronto soccorso che oggi è rappresentato dall’ospedale di Sciacca? 1 ora e 15 minuti, se non c’è maltempo.»

La seconda richiesta riguarda una prospettiva sanitaria certa che deve passare dalla rifunzionalizzazione post-covid del presidio ospedaliero di Ribera e dall’attivazione completa dei reparti che comprendono il DEA di I livello di Sciacca.

Ribera – secondo Montalbano – con la formula ospedale “zona disagiata”, avrebbe un pronto soccorso generalista H24 per sempre. Questa modifica non avrebbe impatto sulle casse della regione, poichè nella struttura esiste già  un pronto soccorso dedicato al Covid-19. La rifunzionalizzazione post-Covid del presidio ospedaliero di Ribera permetterebbe quindi di riattivare soprattutto i reparti afferenti al pronto soccorso come la medicina e chirurgia generale, dando così una prospettiva certa al territorio.

Terzo e ultimo punto, ma non certo per importanza, è il reclutamento del personale medico.

 

Garantire il diritto alla salute a tutti e tutte

La manifestazione di oggi è stato un altro passo importante per ricordare che un modello sanitario di matrice aziendale in cui vengono messi avanti i bilanci, i costi e le spese piuttosto che le specificità territoriali porta al collasso di una rete ospedaliera regionale che ha comportato e continua a comportare disservizi e mancanze anche per semplici visite.

Il problema, però, è più generale: non solo perché negli ultimi decenni il nostro sistema sanitario pubblico (e in particolare la medicina territoriale) è stato depotenziato, ma perché è sempre più legata a enormi interessi privati.

È evidente quindi che i nostri sistemi sanitari devono essere riorganizzati in funzione di questi allarmi. Ma siamo anche consapevoli che se non ci saremo qui noi a lottare ogni giorno, nessuno farà i nostri interessi. Che non ce ne facciamo più nulla delle promesse a cui non seguono mai fatti. Ed è per questo ci saremo ogni qualvolta sia necessario esserci e battersi.

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